Giornata della Memoria all’Istituto F.D’Amico: La voce delle sorelle Bucci

Giornata della Memoria all’Istituto F.D’Amico: La voce delle sorelle Bucci

In occasione della Giornata della Memoria, l’argomento della Shoah è una tematica che sempre viene ripresa dalle insegnanati preposte. Conoscere per non dimenticare è ciò che le docenti cercano di tramandare e trasferire ai propri studenti in classe. Quest’anno ci si è soffermati e si è riflettuto sulle storie di superstiti italiani, la cui voce, ancora oggi, a distanza di anni, testimonia fortemente l’atroce e disumana azione nazista, in particolare si è approfondita la toccante storia delle sorelle Bucci. Di seguito alcuni passi letti in classe.

“Andra Bucci ha 74 anni e i capelli bianchi, come la sorella Tati, 76. Quando raccontano la loro vita nei campi di concentramento, dove vissero dal marzo 1944 al gennaio 1945, le loro storie si intrecciano e il dolore diventa sempre più forte.

Sono racconti fatti di ricordi e flashback.

Una ricorda bene «i tedeschi», che arrivarono a «prenderci di notte nella nostra casa di Fiume». L’altra, la «minuscola» cella nella Risiera di San Sabba, dove dovettero stare in otto, nell’attesa di essere deportati in Polonia. Erano due bimbe di 4 e 6 anni. Con i capelli castani a caschetto e gli occhi scuri, sembravano gemelle. Probabilmente scambiate per gemelle, vengono tenute in vita per essere usate come cavie per gli esperimenti condotti dal dottor Joseph Mengele e sono tra i pochi a sopravviverne.

Le sorelle Andra (diminutivo di Alessandra) e Tatiana (all’anagrafe Liliana) Bucci nascono nella città di Fiume rispettivamente nel 1939 e nel 1937, figlie di Giovanni Bucci fiumano, cattolico, e Mira Perlow, ebrea. Dopo l’8 settembre 1943, anche a Fiume vennero applicate le leggi razziali tedesche e per la comunità ebraica iniziarono le deportazioni. Il 28 marzo 1944, a seguito di una denuncia dell’ebreo Plech, Andra e Tatiana, rispettivamente all’età di 4 e 6 anni, vennero arrestate insieme alla mamma, alla zia, al cuginetto Sergio De Simone e ad altri famigliari e portati ad Auschwitz-Birkenau.

Le bambine probabilmente vennero scambiate per gemelle perché praticamente identiche, nonostante la loro differente età e, con il cuginetto, furono indirizzate nel Kinderblock, la baracca dei bambini destinati agli esperimenti del dottor Joseph Mengele.

Le bambine iniziarono pian piano a rendersi conto di essere nel campo di concentramento e, anche se in maniera confusa, si abituarono alla morte, non piangevano di fronte ai cumuli di cadaveri di ebrei come loro e non piansero nemmeno quando la mamma smise di andarle a trovare, accettando la possibilità che tra quei corpi potesse esserci anche la loro madre. Le due sorelle con il cuginetto durante i primi giorni nel campo, tra di loro parlavano in italiano. Presto però dimenticarono la loro lingua, iniziando a capire il tedesco e successivamente a parlarlo. Un giorno di novembre la blockova prese da parte Andra e Tatiana e disse loro:

« Verranno degli uomini, raduneranno tutti voi bambini e vi diranno: chi vuole vedere la mamma e tornare con lei, faccia un passo avanti. Voi dovete rimanere ferme al vostro posto, non rispondere assolutamente nulla. » Le due sorelle lo dissero anche a Sergio in modo che si potesse salvare insieme a loro. Ma quando il dottor Mengele si presentò alla baracca insieme ai suoi uomini e chiese ai bambini di farsi avanti se volevano andare a trovare la mamma, Sergio, probabilmente perché abituato a vivere solo con la madre, fece il passo in avanti e venne prelevato insieme ad altri 19 bambini per essere trasferito al campo di concentramento di Neuengamme dove subì orribili esperimenti e trovò la morte. Le bambine, invece, grazie al loro legame e al loro farsi forza a vicenda rimasero ferme in silenzio e non chiesero di vedere la mamma. Questo è ciò che le ha salvate”.

“Avere avuto la possibilità di conoscere la storia di queste due donne ci ha offerto l’occasione di riflettere molto” – affermano alcune alunne. “Le prime domande che ci siamo poste sono state: “Come può un uomo trasformarsi in una creatura così cattiva?”, “Come può un uomo considerare un’altra persona inferiore a lui?”, “Come può l’uomo sentirsi migliore dopo aver compiuto queste azioni?” – aggiungono.

“La cosa che non riusciamo a comprendere è, non tanto la presunzione dell’uomo nazista di sentirsi superiore, ma soprattutto il modo meschino con cui ha cercato di farlo. Non riusciamo ancora a dare una risposta a tutto ciò; sarebbe impossibile rispondere a queste domande, perché tutto questo è fuori da ogni logica umana, è imperdonabile. Per un po’ abbiamo provato a pensare a come sarebbe stata la nostra vita se fossimo capitate tra tutte quelle povere persone e a quanto siamo sciocche a pensare di essere sfortunate e lamentarci per cose banali, come un semplice “no” da parte dei genitori. Proprio per questo motivo crediamo sia il minimo ricordare e tramandare questo triste e disumano avvenimento alle generazioni future, per far sì che non accada mai più”. – Gaia Spinola Gemma, Sara Baglieri, Ania Immermina, Francesca Di Mari, Noemi Cannata della Classe II A Scuola Secondaria Istituto Comprensivo “F. D’Amico.

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