Case popolari di Via Errante, a Rosolini: dove lo Stato non abita più…

Case popolari di Via Errante, a Rosolini: dove lo Stato non abita più…

Questo articolo è datato giugno 2025. Un approfondimento tratto dall’ultimo numero del Corriere Elorino cartaceo. 

Case popolari, diritti negati: la lunga attesa dei cittadini onesti. La storia dei coniugi Francesco Spatola, 74 anni, e Salvatrice Gambuzza, 73 anni, che vivono negli alloggi popolari da 38 anni

I coniugi Spatola

Rosolini, Via Errante. Il nome, come se fosse un destino. Un monito. Una profezia sbagliata. Lì, nel cuore di un quartiere popolare che sembra ormai un Bronx dimenticato, tutto ciò che è pubblico è stato abbandonato. Tutto ciò che è umano, lasciato marcire. Eppure, in questo sfacelo, c’è ancora un angolo che brilla. Non per miracolo ma per ostinazione. Un angolo di vita pulita e dignitosa, immersa nel fango. È la casa dei signori Spatola, entrambi 74enni, marito e moglie. Da 38 anni vivono lì. Quando ci sono entrati era un alloggio popolare funzionante, civile, con le scale lavate, le porte aperte, le famiglie unite. Oggi è il contrario di tutto questo.

Una casa come un rifugio. Finché non hanno rotto anche quello.

I coniugi Spatola ci accolgono mentre stanno per pranzare. La tavola è imbandita con cura, i piatti caldi. La casa profuma di cibo e di pulito. I pavimenti brillano, perché lei li pulisce con cura ogni giorno. Ogni angolo è ordinato, curato. Le camere in perfetto ordine. L’umiltà della bellezza vera, quella che si costruisce con la schiena piegata e il rispetto per sé stessi. Ma oggi vivono in mezzo a infiltrazioni d’acqua, muffa, soffitti macchiati, intonaco che si sfalda. Tutto è cominciato quando sono arrivati -finalmente- i lavori di ristrutturazione. Una promessa. Un’illusione.

 

I lavori di ristrutturazione

Via Errante è stata inserita nel piano di riqualificazione delle case popolari. Nel febbraio 2023, la Generali Costruzioni di Messina si aggiudica l’appalto per la riqualificazione. Ma i lavori iniziano solo a giugno 2024, dopo un anno e mezzo di ritardi, per ordinanze mancanti. Il Comune, su richiesta dell’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) indice un concorso per la formazione di una graduatoria per l’assegnazione degli alloggi, escludendo chi ha occupato abusivamente negli ultimi cinque anni. La ditta avvia i lavori partendo dal tetto terrazzato, rimuove la pavimentazione e perfora la guaina.

A dicembre 2024 lascia il cantiere perché viene saccheggiato. Rubano tutto. La ditta denuncia 17 furti. Lavorare lì è diventato impossibile. Risultato: la guaina resta perforata. Piove dentro. È pieno inverno. Il mese prima, a novembre, il cantiere era comunque stato sospeso. L’Ispettorato del Lavoro aveva rilevato irregolarità. L’ex presidente dell’Iacp, Marco Cannarella, ha negato che il blocco sia stato dovuto al Durc scaduto, di cui avevamo dato notizia, affermando invece che la causa principale è stata la presenza di bambini all’interno del cantiere che doveva essere recintato. “Il cantiere era recintato, ma danneggiano sempre la recinzione” – aveva dichiarato. “Oltre il danno per la ditta, pure la beffa”.
Cannarella, che il nostro giornale ha più volte sentito, ha sempre mostrato presenza e impegno. Ma anche lui è stanco. Per lui le case popolari di Via Errante sono sempre state “la situazione peggiore della Provincia”. Quasi 20 cantieri dell’Iacp in provincia: tutti completati, tranne Rosolini. Sempre a dicembre, l’Iacp , ci ha fatto sapere tempo fa Cannarella, ha diffidato gli occupanti abusivi e avviato decreti di rilascio notificati al sindaco e alla Procura.

Si smonta tutto, lavori sospesi

A gennaio 2025, dopo nuovi episodi di criminalità, la ditta smonta definitivamente il ponteggio. L’ultima speranza evapora. “Vedremo se ci saranno le condizioni per procedere” – dichiara un portavoce della ditta al nostro giornale. Cannarella invia una lunga relazione al Prefetto e il sindaco chiede un incontro. Lavori ancora fermi. Nella riunione tra Iacp, Comune e Prefettura, il  prefetto Giovanni Signer invita alla “moral suasion”, chiede collaborazione tra istituzioni e abitanti. Il sindaco e il direttore Iacp parlano con gli occupanti: dopo primi scontri, i residenti rassicurano che non saranno più “di intralcio” ai lavori. Lo stesso giorno il comandante di Polizia Municipale effettua un censimento. Due uomini- li abbiamo visti- fuggono da una finestra. Nel frattempo gli Spatola lamentano il soffitto che gocciola e le crepe che si allargano. Il figlio dei coniugi abita di fronte, sullo stesso pianerottolo, con sua moglie e tre figli. In inverno la loro casa era diventata invivibile. Ha dovuto trasferirsi temporaneamente dai genitori. “Era meno peggio”, ci racconta. Ma l’inverno torna presto, se non si agisce prima.

Dove l’illegalità domina

Fuori, la situazione è al limite. Qui lo chiamano il Bronx di Rosolini. Ma è peggio: qui non c’è polizia di quartiere, non c’è controllo, non c’è reazione. Lo spaccio dilaga, incontrastato. Gli ingressi sono aperti, ma non si entra con leggerezza: dalle finestre ti osservano di nascosto, occhi puntati addosso.

 

Telecamere abusive monitorano chi arriva e chi va via, al servizio degli spacciatori. Qualcuno sconta la pena ai domiciliari, in quegli appartamenti. Un grosso cane da guardia gira nell’area. Non si sa chi vive lì e chi no.

Ci sono appartamenti chiusi da anni, altri murati alla meglio, serrature tappate con pezze, catenacci antichi, porte sbilenche da cui si intravede l’interno. Nessuno controlla nulla. Le urla di notte, le risse, i vetri rotti, le siringhe sui pianerottoli. Fuori è pieno di immondizia. Non si sa chi entra, chi esce, chi alloggia e chi scompare.


Il 2 ottobre 2024, i Carabinieri e lo Squadrone Eliportato Cacciatori Sicilia sequestrano modeste quantità di cocaina ed eroina. Nella stessa notte viene incendiato un cumulo di rifiuti. Nei giorni seguenti, vengono rimossi contatori elettrici abusivi. Pulizie, bonifiche, alberi tagliati. I blitz, negli anni, non si contano più. Le forze dell’ordine fanno controlli regolari. Ma il degrado resta. Torna. Vince. Una madre rumena vive lì, con un bambino dolcissimo. Lo abbiamo visto tante volte giocare, anche se tra vetri e sporcizia. Oggi non più: le erbacce hanno invaso tutto. Anche il gioco.
E il degrado, alla lunga, uccide i legami. I parenti degli Spatola non vanno più a trovarli. Per paura. Per tristezza. Per vergogna. Perché in quel palazzo la decenza sembra un ricordo e nessuno vuole essere associato a un posto a cui lo Stato ha voltato le spalle. Gli Spatola non possono cambiare casa. La loro pensione basta a vivere, non a ricominciare.

“Ho solo un coltello. Per tagliare il formaggio e mangiarlo con mia moglie.”

Il signor Spatola, un uomo onesto, lavoratore, ha visto tutto marcire sotto i suoi occhi. Anche la sua pazienza. Molti anni fa, in un attimo di disperazione, ha minacciato uno degli spacciatori (ormai deceduto da anni).Ha sbagliato, lo sa. E così ce lo racconta. I carabinieri gli cercarono un’arma in casa dopo quella minaccia. Non trovarono nulla, ovviamente. “Ho solo un coltello. Per tagliare il formaggio e mangiarlo con mia moglie”, ha detto. Lo ha detto a me, non a loro. Lo ha detto con gli occhi rossi di stanchezza. È la frase più straziante che abbiamo raccolto. Perché dice tutto: la disperazione, l’amore, la semplicità, l’assurdo, il mondo al contrario. Perché se lo Stato non sa più distinguere la disperazione dalla delinquenza, allora ha già smesso di essere giusto. Sono pensionati, vivono con poco, come tanti, ma con tanta dignità. Hanno sempre pagato l’affitto. Da quando tutto è precipitato, da quando—molto tempo fa—si sono perfino attaccati alla loro corrente elettrica, che hanno dovuto pagare a suon di milioni di lire, e nessuno ha mai fatto nulla; da quando hanno subito furti su furti: sacchi di mandorle rubati dalla macchina, 50 litri di olio spariti mentre erano ad una processione religiosa, la televisione, tutto… hanno smesso. E chi può dar loro torto? Chi scrive non giustifica, ma comprende. Non pagano più, ma tornerebbero a farlo, se solo tornassero ad essere visti.

“Tanto vale buttarla giù.”

Il signor Spatola lo dice amaro. Loro hanno provato anche a sistemare da sé la guaina. Ma si può chiedere questo a due pensionati? E se arriva un altro inverno? E se il soffitto crolla? Chi risponde? Non c’è nulla da salvare, in quelle palazzine. “Tanto vale buttarle giù e ricostruire tutto” – dice.

E oggi?

A oggi, giugno 2025, i lavori sono ancora fermi. La guaina sul tetto resta perforata, i bambini respirano ancora muffa. Purtroppo, nel frattempo, la ditta Generali Costruzioni – ci fanno sapere- travolta da problemi personali del titolare, ha annunciato la volontà di rescindere il contratto. L’Iacp valuterà ora il passaggio alla seconda impresa in graduatoria. Le interlocuzioni proseguono, ma di concreto ancora nulla. Solo un’altra estate sotto il cemento marcio. Ma speriamo non un altro inverno con l’acqua in casa. Iacp e Comune sono intenzionati a risolvere.

Il silenzio delle istituzioni. E la gratitudine degli ultimi.

I signori Spatola parlano ancora con rispetto. Ringraziano, tra tanti, l’ex assessore Giuseppe Giannone, che ha mostrato attenzione. “Ci sentiamo di continuo” – ci dicono. “È molto disponibile”. Sempre grati, anche nell’eterna attesa. Le parole però non tappano le crepe, non asciugano l’umido, né spengono le urla della notte. Non fermano lo spaccio, la puzza, il degrado. Sono gentili. Non hanno alzato mai la voce. Ma adesso parlano, parlano con noi. Non sono attivisti. Non sono ribelli. Sono cittadini, e come tali meritano di essere ascoltati. Se lo Stato non interviene, ha scelto. Ha deciso che chi vive onestamente non conta. Che si può marcire senza che nessuno dica una parola. Ma noi, la parola la diciamo. Forte. Perché non può esserci una Repubblica che si rispetti se due anziani puliti e fieri devono finire i loro giorni in una casa che affonda. Se dei bambini devono crescere tra muffa e degrado. In una vergogna che non è la loro. È la nostra.

Enrica Odierna
© Riproduzione riservata

 

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