
Riforma delle giustizia: alla Festa dell’Unità un dibattito tra politica e magistratura
All’indomani dal via libera della Camera alla terza lettura della riforma costituzionale con la separazione delle carriere, alla Festa dell’Unità di Rosolini si è svolto un dibattito sul tema, con un confronto aperto e approfondito tra politica e magistratura.
“Sembra esserci una sorta di vendetta nei confronti della magistratura. Indebolire uno degli assi portanti dello Stato non giova né alla destra né alla sinistra”, ha dichiarato ad apertura del confronto l’avvocato Giovanni Giuca, moderatore del dibattito che è stato aperto – come quello sulla “Liberta di informazione” dal segretario provinciale Pd Piergiorgio Gerratana.
Ospiti Marco Dragonetti, magistrato e presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Siracusa, il Senatore del Partito Democratico Andrea Giorgis e l’onorevole Giorgio Assenza, deputato Ars del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia.
Dragonetti ha illustrato il dissenso della magistratura: “Quasi tutta la magistratura è contraria a questa riforma. Si parte da presupposti sbagliati: l’idea che il giudice, e in particolare il giudice penale, possa inconsciamente allinearsi alle tesi del pubblico ministero, a causa di un presunto ‘amichettismo’, non ha alcuna conferma nei dati statistici. Non vi è alcuna evidenza che possa compromettere l’imparzialità del giudice. La riforma, inoltre, non interviene sui tempi dei processi: è sostanzialmente simbolica. Il tema centrale riguarda il tipo di magistratura requirente che si vuole creare. Con il disegno di legge costituzionale si rischia di formare un corpo separato che, staccato dalla magistratura giudicante, diventa autoreferenziale. In sintesi, si creano due magistrature che non si parlano tra loro, e la riforma rischia di peggiorare la condizione della giustizia”.
L’onorevole Giorgio Assenza ha sottolineato la parità processuale tra pm e difensore: “Il pubblico ministero è parte processuale, alla pari dell’avvocato difensore: devono stare in assoluta parità davanti al giudice. Appartenere allo stesso ordine e partecipare alle medesime elezioni dei rappresentanti dei giudici rende contraddittoria questa separazione. La riforma arriva dopo oltre trent’anni e siamo già in ritardo. Il dibattito tecnico è stato trasformato in scontro ideologico, mentre parti rilevanti del centro-sinistra sostenevano già da tempo l’esigenza della separazione delle carriere. Un dato rilevante e chiarissimo nella nuova formulazione – ha continuato Assenza – è questo: sia il pubblico ministero che il giudice resteranno assolutamente autonomi rispetto ad altri poteri, nessun assoggettamento”.
Il senatore Andrea Giorgis ha evidenziato il metodo con cui la riforma è stata imposta: “La responsabilità principale è del governo. Non c’è precedente di una riforma costituzionale presentata in aula come testo immodificabile, chiudendo ogni spazio di confronto parlamentare. Perfino la prospettiva di un referendum appare strumentale: se si voleva davvero coinvolgere i cittadini, si sarebbe dovuto dar loro la possibilità di valutare il testo e di esprimere un giudizio concreto. Chiamare il popolo a pronunciarsi su un testo già definito significa trasformarlo in un semplice strumento di legittimazione politica. Non si riducono i tempi dei processi, non si interviene sull’efficienza degli uffici giudiziari. Una riforma che non porterà alcun beneficio al servizio giustizia, ma finirà con l’allontanare il pubblico ministero dalla cultura della giurisdizione e, in ultima analisi, di indebolire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”.