
“Acqua Salata”: processo di appello rinviato al 12 febbraio 2026, chiesta perizia di parte
Si è svolta ieri l’udienza di appello nel procedimento che vede imputati l’ex deputato regionale Pippo Gennuso e il suo collaboratore Walter Pennavia, condannati in primo grado rispettivamente a 5 anni e 6 mesi e a 4 anni e 6 mesi nell’ambito dell’operazione “Acqua Salata”. I due sono accusati di presunta adulterazione delle acque e truffa e frode nell’ambito dell’approvvigionamento idrico di contrada Granelli.
Il reato di truffa, però, che aveva assorbito il reato di frode, è virtualmente prescritto perché sono intercorsi oltre 7 anni e mezzo dai fatti contestati.
Durante l’udienza, gli avvocati di Gennuso, Maria Donata Licata e Pietro Nicola Granata, hanno richiesto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. La difesa ha chiesto una perizia tecnica per verificare l’effettivo collegamento tra il prolungamento della rete idrica del Comune di Ispica, realizzata nel 2008 dal Consorzio Granelli, e la tubatura collegata al pozzo situato in contrada Chiappa, nel territorio di Pachino, di proprietà della famiglia Gennuso.
La Corte deciderà sull’ammissione della perizia il 12 febbraio 2026, data alla quale è stato rinviato il processo.
La difesa ha inoltre chiesto una diversa qualificazione del fatto ai sensi dell’art. 452, comma 2, del codice penale, sostenendo che le condotte imputate non derivino da una volontà consapevole di adulterare l’acqua destinata a uso domestico, ma da un “comportamento imprudente e imperito, che avrebbe portato l’imputato a sottovalutare i rischi legati alla qualità dell’acqua prelevata in contrada Chiappa”.
Nel processo di primo grado, la presenza di una rete idrica secondaria collegata all’acquedotto comunale di Ispica è stata ritenuta accertata. A sostegno di questa tesi, sono state presentate intercettazioni telefoniche e testimonianze di tecnici comunali, del progettista di un impianto di depurazione mai entrato in funzione, del tecnico del NICTAS Maurizio Messina, e dei consulenti del Pubblico Ministero, l’ingegner Antonino Di Guardo e Domenico Sole Greco, autore della relazione tecnica idraulica. In seguito a sopralluoghi effettuati, i consulenti del PM hanno concluso che la conduttura proveniente dal pozzo di contrada Chiappa si congiungeva con un innesto a “T” alla rete idrica del Comune di Ispica. “È ragionevole ritenere -scrivevano- che i due fluidi siano venuti a contatto, producendo una commistione tra le acque”.
Una tesi opposta è stata sostenuta dal consulente tecnico della difesa, l’ingegner Riccardo Messina, che nel marzo 2016 ha depositato una relazione in cui si escludeva un collegamento diretto tra il pozzo di contrada Chiappa e la rete idrica. Per chiarire la questione, era stata proposta l’immissione di un colorante rosso nel pozzo per verificare la presenza del tracciante nei rubinetti degli utenti. Tuttavia, tale verifica non fu mai effettuata, poiché il pozzo e gli impianti erano già stati posti sotto sequestro nel 2015.
Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Sandra Dell’Ali e Giovanni Giuca.