
Rosolini, Luigi Ragusa lascia la Democrazia Cristiana: “No all’alleanza con la Lega, non è nei miei valori”
Luigi Ragusa ha annunciato le sue dimissioni da coordinatore cittadino della Democrazia Cristiana. Una rinuncia, dice lui, «sofferta ma necessaria», maturata dopo la conferma dell’accordo politico tra la Dc di Totò Cuffaro e la Lega di Matteo Salvini. Un’intesa annunciata ufficialmente pochi giorni fa, durante la Festa dell’Amicizia a Ribera, dove è stato tracciato il perimetro del patto: simboli separati alle regionali, ma alleanza nazionale in vista delle prossime Politiche.
Un boccone troppo amaro da ingoiare per Ragusa. «Non posso accettare questo compromesso – spiega –. Non vedo nessuna compatibilità tra i valori della Dc storica e quelli di un’estrema destra che oggi è persino più radicale di Fratelli d’Italia. Non ci sto. Non posso».
Ragusa, che si definisce un «uomo di sinistra moderato» ha un curriculum politico segnato dalla militanza nel Partito Democratico a Rosolini, da cui uscì tempo fa con l’amaro in bocca. «Nel Pd ero solo un numero», disse, quando a giugno 2025 accettò l’incarico di coordinatore cittadino della rinnovata Democrazia Cristiana, ufficializzandolo con una conferenza stampa alla presenza del coordinatore provinciale Giuseppe Castania e il consigliere provinciale Giuseppe Vinci. Ragusa si presentò come un «credente nei valori di Don Luigi Sturzo, della cittadinanza attiva, della solidarietà e del rispetto».
Ma quei valori oggi, per lui, non abitano più nel nuovo corso dettato da Cuffaro. E così, dopo mesi di lavoro sul territorio – contatti, direttivi, progetti, persino l’idea di una sede locale del partito –ha deciso di fare un passo indietro. «Mi hanno chiesto di riflettere. Ma non posso tradire me stesso. Da scoutista ho educato generazioni di ragazzi alla pace e alla convivenza. Come potrei oggi giustificare un’alleanza con la Lega?».
Il suo è un addio che ha spiazzato anche dentro il partito. «In molti avevano puntato su di me, lo so. Ma la politica non è occupare una sedia, è difendere un’idea», commenta. E poi c’è il contesto locale, che Ragusa non risparmia: «A Rosolini regna il parassitismo politico. Nessun confronto, niente dibattito vero e si spendono soldi pubblici per opere senza trasparenza».
Un commento che conferma la sua intenzione di non abbandonare l’impegno politico: resterà vicino al movimento civico “Mente e Cuore”, da cui proviene. Ma la sua avventura nella Dc si chiude qui, con una dichiarazione secca: «Io non cambio bandiera per convenienza. Non l’ho mai fatto. E non inizierò adesso. Sono certo che la Dc riuscirà ad individuare una nuova guida a Rosolini»