Aretusacque: quando l’acqua diventa un caso politico in provincia di Siracusa

Aretusacque: quando l’acqua diventa un caso politico in provincia di Siracusa

Dopo anni di rinvii e commissariamenti, è nata ufficialmente Aretusacque S.p.A., la nuova società che gestirà il servizio idrico integrato per 19 comuni della provincia di Siracusa, esclusi solo Cassaro e Buscemi che potranno gestire il servizio in autonomia.

Una svolta attesa da anni: in gioco ci sono 1,2 miliardi di euro di investimenti in 30 anni, migliaia di chilometri di reti e condotte, e il futuro della gestione di un bene essenziale per quasi 390 mila abitanti.

Una società mista, pubblico e privato

Aretusacque è una società a capitale misto. Il 51% è pubblico, controllato dall’ATI Idrico (cioè i Comuni), il restante 49% è stato assegnato tramite gara ad un socio privato: Acea, uno dei principali gruppi italiani del settore.

La società adotterà un modello di gestione duale: da un lato un Consiglio di Gestione, operativo, guidato da Acea; dall’altro un Consiglio di Sorveglianza, nominato dalla parte pubblica, cioè dai sindaci, con compiti di controllo, indirizzo e verifica dell’operato.

Chi guiderà Aretusacque

Presidente della società è l’ingegnere Roberto Cocozza, già amministratore delegato di Acea a Siracusa. Con lui, nel Consiglio di Gestione: Carolina Sampaoli, avvocato, ex dirigente legale in Acquevenete; Piero Palermo, in rappresentanza dell’altro socio privato, Cogen.

I compensi per il Consiglio di Gestione sono di 86.000 euro annui per il presidente Cocozza, 28.000 euro per ciascun consigliere. Importi da intendersi al lordo e stabiliti dal socio privato.

Il Consiglio di Sorveglianza, nominato dai sindaci, sarà presieduto da Giuseppe Assenza, commercialista siracusano, già in passato amministratore in enti pubblici come IAS e ASI, vicino all’area del Movimento per l’Autonomia. Gli altri quattro componenti sono: Massimo Carrubba, ex sindaco di Augusta; Francesco Favi, avvocato penalista, già presidente dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa; Marco Cannarella, commercialista netino, ex presidente IACP; Ivana Rabito, da poco dimessasi da assessora al bilancio a Pachino, in quota Forza Italia.

Il compenso previsto per i consiglieri del Consiglio di Sorveglianza è di 35.000 euro annui, che salgono a 40.000 per il presidente Assenza. Le cifre, anche queste al lordo, sono fissate dal socio pubblico.

Una scelta fatta dalla politica

I nomi del Consiglio di Sorveglianza sono stati votati da una parte dei sindaci, in particolare quelli di Siracusa, Rosolini, Pachino, Noto, Melilli, Ferla, Lentini e Sortino, che insieme rappresentano la maggioranza del voto.

Non tutti, però, erano d’accordo. Luca Cannata, deputato nazionale di Fratelli d’Italia, ha votato contro. Secondo lui, la scelta è stata politica e spartitoria, senza vero confronto. Ha parlato di metodi “barbari”, “di potere”, facendo riferimento a un’alleanza tra il sindaco di Siracusa Francesco Italia, il deputato regionale Giuseppe Carta (Mpa) e Riccardo Gennuso (Forza Italia).

Anche il sindaco di Carlentini, Giuseppe Stefio, ha protestato lasciando l’aula. E nel centrodestra si è aperta una frattura: il sindaco di Augusta, Giuseppe Di Mare, dello stesso partito di Cannata, ha votato a favore, creando tensioni interne e finendo nel mirino dei vertici provinciali.

Il deputato regionale Giuseppe Carta ha difeso la legittimità del percorso amministrativo. Hanno invece espresso critiche compatte anche le forze di opposizione – Pd, M5S, Sinistra Italiana/AVS e Lealtà e Condivisione – attraverso i rispettivi rappresentanti provinciali: Piergiorgio Gerratana per il Pd, Giuseppe Mirabella per il M5S, Seby Zappulla per AVS e Carlo Gradenigo per Lealtà e Condivisione. Le opposizioni hanno denunciato un processo decisionale frettoloso, poco trasparente e con scarsa rappresentatività degli utenti cittadini negli organi di controllo.

Palazzolo e la via autonoma

Un caso a parte è quello di Palazzolo Acreide. Il sindaco Salvatore Gallo ha deciso di non aderire alla nuova società e ha avviato un ricorso al TAR, chiedendo la possibilità di gestire autonomamente il servizio idrico sul proprio territorio. “Nessuna polemica“, da parte sua, sulle “spartizioni politiche. La nostra battaglia è e sarà sempre per la salvaguardia, che continuano a non volerci concedere”. La salvaguardia non un deroga, per Gallo, ma un diritto. “Con la gestione in house,i cittadini pagherebbero il 200% in meno rispetto alle tariffe previste in altri comuni della provincia”.

Cosa c’è in gioco

Oltre 2.000 km di rete idrica, 1.300 km di fognature e 21 impianti di depurazione. La nuova società dovrà investire milioni di euro per rifare le reti, migliorare il servizio e mantenere le tariffe sotto controllo.

Ma per adesso, Aretusacque è soprattutto una questione di potere, più che di acqua.

Un passo indietro
L’adesione ad Aretusacque è stata deliberata dai consigli comunali. A Rosolini, l’adesione è stata approvata il 16 maggio 2023, con la sola maggioranza favorevole e l’opposizione contraria. Fu una seduta di grande scontro politico tra maggioranza e opposizione. Tutti i consigli comunali in provincia hanno votato a favore.

L’unico caso opposto si è registrato a Lentini, dove il consiglio ha votato contro l’adesione: successivamente però il Comune è stato commissariato per consentire il pieno svolgimento dell’iter burocratico. I consigli comunali, infatti, o approvavano l’adesione alla società mista, o lo avrebbe fatto un commissario ad acta, come accaduto a Lentini.

 

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