
Atlete in pedana, una sedia vuota a bordo campo: il 7° saggio della Gymnastic Art commuove tutti
Al Palazzetto dello Sport di Rosolini, ieri sera, non è andato in scena il solito saggio di ginnastica ritmica. È successo qualcosa di diverso. Più grande. Più silenzioso.
Il 7° saggio della Gymnastic Art di Lusy Macauda ha raccolto un intero anno di lavoro e lo ha trasformato in qualcosa che ha superato la tecnica, la fatica, la competizione.
Il palazzetto era pieno in ogni ordine di posto. Famiglie, bambini, genitori, nonni, amici: tutti con gli occhi puntati sulla pedana. Eppure era chiaro fin da subito che, oltre all’attesa per le esibizioni, c’era qualcosa nell’aria.
Sulla pedana si sono alternate le atlete: dalle più piccole, ancora incerte ma già sorprendentemente armoniche, alle ginnaste più esperte, che hanno portato in scena il frutto di un altro anno di allenamenti, rinunce e dedizione.
“Questo non è solo uno spettacolo,” ha detto Lusy Macauda durante l’evento. “Le nostre ragazze quest’anno hanno partecipato a gare importanti, ottenendo podi significativi. È la dimostrazione di un impegno costante e di una passione che cresce giorno dopo giorno.”
Ogni performance era dedicata a una donna che ha lasciato un segno: nella scienza, nell’arte, nello sport, nella politica. Un omaggio sobrio e consapevole alla forza femminile, trasformato in movimento, musica e coreografia.
Poi, l’ultimo quadro. Quello che non aveva bisogno di spiegazioni. Una dedica non a una donna famosa, ma a quella senza la quale nulla sarebbe stato possibile: “LEI.”
Solo questo, scritto su uno striscione. Solo questo il titolo del 7° saggio. Lei è Maria Tirella. Non era conosciuta al grande pubblico. Ma era il socio fondatore, il presidente, il cuore pulsante della Gymnastic Art. Moglie, madre, nonna. Guida silenziosa, presenza costante, il sorriso dietro ogni conquista. Mamma di Lusy, scomparsa nell’ottobre del 2024, Maria Tirella non è mai salita su una pedana, non ha mai cercato riflettori. Ma ha costruito questa realtà dal primo giorno, con un lavoro silenzioso e quotidiano.
“Amava tutto quello che facevamo,” ha raccontato Lusy Macauda. “Il saggio era il suo momento preferito. Anche nei momenti più difficili, il suo pensiero era sempre qui. E oggi, inevitabilmente, manca tanto. Il suo pensiero, la sua energia, erano legati indissolubilmente a questa realtà”.Il sipario si è alzato, quindi, per un tributo sincero: “Questo saggio è dedicato a lei per dirle grazie”. Un augurio, quasi una certezza, accompagna l’esibizione: “Spero che ovunque sia ci stia guardando e applaudendo come faceva. Questo saggio si chiama lei, perché esiste grazie a lei”
L’ultima esibizione le è stata dedicata. A lato della pedana, una sedia vuota. Sopra, un palloncino rosso. Sullo sfondo, la scritta: LEI. E sotto, una frase rivolta a tutte le bambine:
“Non smettete mai di sognare. Il mondo ha bisogno del vostro coraggio.”
Nessun dolore esibito. Nessuna retorica. Solo un atto d’amore preciso. Pulito. Che ha detto tutto senza dire troppo.
A fine serata, la Gymnastic Art ha ringraziato chi ha lavorato dietro le quinte: chi ha presentato la serata, chi ha curato la scenografia, chi le luci, chi i costumi, chi ha montato gli attrezzi, chi le ha concesso lo spazio. Una macchina organizzativa silenziosa, efficiente, fatta di passione condivisa.
Il 7° saggio della Gymnastic Art non è stato solo la chiusura di una stagione sportiva. È stato un promemoria: che il talento si costruisce con pazienza. Che il dolore, se attraversato con dignità, può diventare luce. E che dietro ogni sogno che si realizza, c’è sempre qualcuno che ha saputo amare abbastanza da renderlo possibile.
Enrica Odierna