
Centro storico, cittadini e tecnici di nuovo in aula, confronto aperto per il futuro della zona A
Il consiglio comunale aperto di ieri sera ha ripreso e ampliato il confronto avviato a inizio mese sullo studio di dettaglio del centro storico, redatto dall’architetto Marina Consiglio in applicazione della legge regionale 13 del 2015.
In aula, oltre ad amministratori e consiglieri comunali, erano presenti anche questa volta molti cittadini, professionisti e membri di associazioni, oltre al “gruppo” tecnico che ha lavorato allo studio, e cioè l’assessore Giuseppe Giannone, il Responsabile all’Urbanistica del Comune di Rosolini, il geometra Giuseppe Santacroce e, stavolta, anche lo stesso architetto Marina Consiglio che ha descritto la mappatura e “chiarito il grande equivoco – come ha detto la stessa. “Lo studio di dettaglio non è un piano di recupero, ma un censimento delle unità del centro storico”.
Lo studio, ricordiamo, che è un adeguamento alla legge regionale, è un documento articolato che mappa lo stato dell’edilizia del centro storico rosolinese e stabilisce regole puntuali per interventi di recupero, demolizione e ricostruzione continuando a tutelare però il patrimonio di valore storico. Sono state censiti 3102 unità edili e per ognuna di queste definiti gli interventi ammessi; molti, tra cui la demolizione, non sono mai stati possibili in zona A. L’assessore Giuseppe Giannone ha ribadito l’orientamento dell’amministrazione: “Il nostro auspicio è che siano proprio i cittadini a tornare a vivere nel centro storico. Sappiamo che oggi molte abitazioni sono fatiscenti o sottoposte a vincoli che ne rendono difficile il recupero. Questa legge può offrire un’occasione. È uno strumento da mettere alla prova. Se anche un solo cittadino tornerà ad abitare una casa in centro grazie a questo studio, avremo dato un primo segnale concreto”.
“Lavoriamo su questa area da anni – ha dichiarato in aula l’architetto Consiglio – con incontri sul territorio, sopralluoghi, confronto con la Soprintendenza. Ogni unità è stata analizzata tenendo conto di aspetti strutturali, storici e morfologici. Non c’è stata superficialità, ma attenzione e scrupolo. Abbiamo trattato ogni immobile con rispetto, distinguendo dove esistono ancora caratteri architettonici e culturali che meritano tutela, applicando però anche una analisi costi benefici. Per semplificare: per far rivivere questo o quell’edificio cosa conviene di più? Ci sono strutture fatiscenti, infatti, in cui è chiaro che spesso è meglio demolire che conservare. Ma sono indicazioni, non obblighi, e il valore storico è sempre tutelato. In questo momento la Soprintendenza sta analizzando tutte le unità censite, una per una. Nessuna intenzione di cancellare la storia”.
Gli interventi dei cittadini

La professoressa Giuseppina Milceri
La professoressa Giuseppina Milceri, presidente dell’Archeoclub di Rosolini, studiosa del territorio, ha espresso dolore nel vedere tra gli edifici classificati come demolibili alcuni luoghi simbolici: “Vedere in rosso (da poter demolire ndr) le casette ai piedi del Castello Platamone o la Casa del Buon Consiglio mi ferisce. Quelle strutture sono fragili, sì, ma lì è nato il primo nucleo sociale di Rosolini. Quei gradini portavano alla prima chiesa. Lì c’erano gli uffici dell’università feudale. Mi dispiace che chi lavora da trent’anni su queste radici non sia stato consultato e che sia possibile demolire questa storia. È un errore che dobbiamo correggere”.

L’architetto Raffaele Di Dio
L’architetto Raffaele Di Dio ha ampliato, partendo prima da una lunga descrizione naturalistica, storica e sociologica di Rosolini : “Abbiamo già perso troppo. Ma il mosaico che resta, anche se incompleto, va protetto. Rosolini è stata trasformata, ferita, in alcuni casi mal ricostruita. Ma esiste ancora una parte che custodisce il nostro carattere. I muri a secco, le case basse, la semplicità. Il genius loci è lì. Ciò che resta, va salvato”.
Tra i luoghi più menzionati, il Borgo Feudale, che rischia di perdere la “già poca” storicità che resta perchè “manomesso” nel tempo. L’architetto Consiglio ha informato che ha chiesto alla Soprintendenza di vincolare l’intera area del borgo, “ma mi hanno risposto – ha spiegato – che non è possibile perchè ci sono troppi edifici di recente costruzione. Li vincoleremo solo nel senso che gli interventi possibili saranno finalizzati al mantenimento della conformazione attuale”.

il geometra Saverio Meli
Il geometra Saverio Meli ha richiamato l’urgenza operativa: “Nel centro storico ci sono situazioni di degrado estremo. Alcuni fabbricati sono pericolanti. Bisogna agire, e questo studio può essere utile. Anche i consiglieri di opposizione dovrebbero sostenere questo progetto. Non si perda tempo e si intervenga in modo rapido per il bene della città”.

L’architetto Antonio Terranova
L’architetto Antonio Terranova, che ha contribuito al dibattito anche nella scorsa seduta, ha posto una questione strutturale, come precisazione agli interventi di Di Dio e Milceri: “Non possiamo guardare solo all’estetica o alla memoria. In molti casi, recuperare un edificio è impossibile per via delle norme sismiche e delle condizioni statiche. Ci sono casi in cui non è sostenibile il recupero”.

Il geometra Carmelo Di Stefano
Il geometra Carmelo Di Stefano ha sollevato una critica sui “limiti” dello studio di dettaglio che, seppur utile, non risponde alle reali esigenze urbanistiche della città. “Il problema di fondo è che questa legge non è, appunto, come ha detto la Consiglio, un piano particolareggiato che è ciò invece di cui il centro storico avrebbe bisogno. La legge 13 non migliora l’urbanizzazione nè la vivibilità del nostro centro storico”.
I consiglieri comunali
Il consigliere Giuseppe Guastella ha sottolineato l’importanza delle testimonianze ascoltate: “I tecnicismi sono fondamentali, ma le storie rendono vivi i luoghi. Non si può ricostruire una città se non si conosce cosa rappresentano davvero le sue pietre. Quelle case basse, anche se sembrano ‘senza valore’, per qualcuno sono l’origine della comunità. Serve una visione più umana”.
Il consigliere Rosario Cavallo ha parlato di “anima mancante”: “È un lavoro tecnico importante, ma manca una direzione. Cosa faremo della Rosolini del 2050? Vogliamo solo conservare ciò che c’è o vogliamo attrarre nuova vita? Dove sono gli spazi verdi? I servizi? Le relazioni? Senza una visione, rischiamo di fare un ottimo lavoro tecnico, ma sterile”.
Dopo l’intervento di Cavallo, sia il sindaco Giovanni Spadola, che l’assessore Giannone, così come il responsabile Santacroce e l’architetto Consiglio sono tornati a ribadire che “l’anima la farà il Piano Regolatore Generale e non è l’argomento della legge 13″.
Il consigliere Piergiorgio Gerratana ha riconosciuto il valore della discussione: “Rispetto alla scorsa seduta, i toni sono cambiati. Grazie al contributo dei cittadini e dell’opposizione il dibattito è tornato vivo, utile. È la dimostrazione che il confronto pubblico serve. Per questo propongo di non chiudere il punto, ma di aggiornare la seduta per ascoltare ancora, con attenzione e spirito costruttivo”.
La proposta di Gerratana è stata approvata con sei voti favorevoli dell’opposizione, e quattro astensioni tra i banchi della maggioranza tra cui il presidente del Consiglio. La seduta riprenderà il 17 settembre e si tornerà ancora a parlare dello studio di dettaglio, con altre proposte e altri contributi, prima dell’approdo in consiglio comunale per la sua approvazione.
Qui ( per chi vuole approfondire) lo studio di dettaglio.