
Dieci anni di Aruci, da piccolo laboratorio familiare a brand d’eccellenza della pasticceria siciliana
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Dieci anni di Aruci: un decennio di maestria, tradizione e innovazione. Da piccolo laboratorio familiare a brand d’eccellenza, il progetto di Giovanni, Melissa e Ginella Puglisi è oggi un simbolo autentico della Sicilia, riconosciuto in tutta Italia e oltre i confini nazionali.
Oggi, 13 giugno, Aruci celebra un traguardo che va oltre il successo imprenditoriale: è la consacrazione di un’idea, il perfezionamento di un’eredità che affonda le sue radici nella sapienza di nonna Giorgina, maestra nella lavorazione della giuggiulena, tramandata a mamma Lucia. Un sapere antico, protetto e valorizzato, che ha reso Aruci una realtà di spicco nella pasticceria siciliana, capace di evolversi, con autentica umilità, mantenendo fede alla propria essenza. I tre fratelli hanno gestito la crescita con discrezione, senza ostentazione, mirando sempre al miglioramento continuo.
La storia di Aruci inizia ben prima della sua fondazione ufficiale, nel 2015. Il suo cuore pulsante è nonna Giorgina che ha affinato nel tempo il modo perfetto per creare la giuggiulena: sottile, friabile, con una quantità minima di zucchero e miele, perfetta per i palati più delicati. Ha imparato da sé, in casa, sperimentando e perfezionando ogni dettaglio fino a ottenere quel risultato unico al mondo, che ancora oggi ispira la produzione di Aruci. Il suo talento per la giuggiulena diventa celebre tra amici e parenti, che le portavano gli ingredienti in casa chiedendole di prepararla. Fu poi la figlia, “mamma Lucia”, a continuare la tradizione con la stessa maestria. La loro giuggiulena, fatta in casa e con caratteristiche uniche, iniziò ad essere apprezzata a Rosolini.
La prima svolta avvenne durante un evento di beneficenza a Marzamemi, dove Giovanni accompagnò la madre Lucia che era stata invitata proprio per la sua giuggiulena, e sperimentò per la prima volta il piacere del contatto diretto con il pubblico, raccontando l’origine e la qualità degli ingredienti.
Ma la vera – e grande- scintilla scoccò in un altro evento a Noto quando, spiegando l’utilizzo delle mandorle nel torrone, Giovanni si accorse di avere davanti a sé un’intera platea di ascoltatori attenti e entusiasti. In quel momento comprese la portata enorme di quell’eredità: era il momento di investire e trasformare i dolci di nonna Giorgina e di mamma Lucia in un marchio di eccellenza, quello di Aruci, quello dei fratelli Giovanni, Melissa e Ginella.
Giovanni si dedica alla produzione e all’acquisto delle materie prime, Melissa cura la parte commerciale, dalle vendite alla comunicazione, mentre Ginella, tecnologa alimentare, si occupa della parte tecnica. “La sfida maggiore – racconta Giovanni – è stata replicare il processo artigianale pur aumentando la capacità. Le macchine sono impiegate solo per mescolare e tagliare, mentre ogni altra fase, come stirare, confezionare e attorcigliare, è eseguita interamente a mano”.
Fin dall’inizio, Aruci ha puntato sulla qualità assoluta degli ingredienti, in un’ottica di valorizzazione della biodiversità siciliana. Oltre l’80% delle materie prime proviene da un raggio di soli 30 km da Rosolini. Tra gli ingredienti chiave c’è il prezioso sesamo di Ispica che ha una storia di rinascita ancora più preziosa. Fino a metà degli anni ’80, infatti, Ispica era il principale produttore di sesamo in Italia, ma negli anni gran parte delle coltivazioni sono state abbandonate per via delle importazioni estere. A resistere sono stati pochi agricoltori, che però coltivavano il sesamo solo per uso personale e ripiantavano i loro semi. Grazie a questo “minuscolo” baluardo di produzione però, si è riscoperta l’ottima qualità del sesamo autoctono che ha portato alla nascita dell’Associazione Gghjugghjulena e, solo nel 2015, la produzione è passata da 2 a 29 produttori, ottenendo il riconoscimento come Presidio Slow Food. Aruci si impegna a utilizzare questo sesamo prezioso, contribuendo a sostenere la sua rinascita e l’espansione del suo consumo.
Tra gli altri ingredienti, cuore della produzione, ci sono le mandorle di Avola, farine di grani antichi macinate a pietra e farina di carruba di Rosolini, mentre il miele viene selezionato da un apicoltore d’eccellenza di Zafferana Etnea, rigorosamente biologico.
Oltre alla giuggiulena, Aruci produce anche Ricci di Mandorla e di Carrubo, Biscotti al Carrubo e Cantucci, Mustazzoli, Biscotti di Sesamo, Facciuneddi e Torroni con mandorle, nocciole e pistacchi, Torroni di sesamo o mandorla con granella di fave di cacao e i Biscotti al latte.
E c’è anche la linea salata, ideale per esaltare l’esperienza dell’aperitivo: Mandorle croccanti e Biscotti salati con timo, finocchietto selvatico, rosmarino e altre spezie naturali del territorio.
In soli dieci anni, Aruci ha superato i confini regionali, entrando nelle migliori boutique gastronomiche di Roma, Milano, Napoli e Torino, fino ad affermarsi nei mercati di Svizzera, Francia, Spagna, Paesi Bassi e Germania. L’azienda apre anche le porte del laboratorio a gruppi di visitatori e turisti, che mettono letteralmente le mani in pasta, scoprendo da vicino la lavorazione artigianale, impastando, modellando e dando forma ai dolci.
L’espansione di Aruci non ha mai snaturato il suo spirito originario. Giovanni, Melissa e Ginella hanno mantenuto i piedi ben saldi a terra, custodendo il sapere della nonna e della mamma con una discrezione che rifugge dalla spettacolarizzazione del successo. “La crescita è stata solo il risultato del nostro lavoro, non l’obiettivo”, afferma Giovanni, sottolineando un concetto chiave: privilegiare il prodotto, garantire qualità assoluta e non smettere mai di migliorarsi.
“Vedere le persone assaggiare i nostri prodotti e osservare la loro reazione di delizioso stupore è per noi ancora oggi una grandissima soddisfazione – conclude Giovanni. Quell’espressione di puro piacere è il riconoscimento più bello della passione che mettiamo ogni giorno”.
In via Ariosto 94, a Rosolini, Aruci è autenticità. Qui i sapori e le tradizioni non seguono le mode né sacrificano la qualità per assecondare il mercato: si custodiscono, si rispettano, si difendono, insieme agli ingredienti del territorio.
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