Musica d’autore, Claudio Covato vince il Premio Nazionale Fabrizio De Andrè

Musica d’autore, Claudio Covato vince il Premio Nazionale Fabrizio De Andrè

Non capita spesso che un ragazzo di provincia, con la chitarra in spalla e la testardaggine negli occhi, riesca a vincere uno dei premi più importanti della musica d’autore italiana. È successo a Claudio Covato, rosolinese classe 1993, che a Roma – il 13 e 14 settembre, in Piazza Fabrizio De André alla Magliana – ha vinto la sezione “Canzone d’Autore” del Premio Fabrizio De André, giunto quest’anno alla sua ventiquattresima edizione.

Sul palco della finale Covato ha portato “Chiddu ca ma resta”, un brano che è più di una canzone: è un atto poetico. Dialetto e universale, intimo e politico. Un pezzo che annulla i confini tra lingue, identità e appartenenze che racconta quello che resta, appunto, quando togli tutto il resto. Quando svaniscono le differenze di genere, di razza, di appartenenza.

«Nel dialetto della sua terra, la Sicilia, ha portato sul palco l’approccio popolare ma universale, lo stesso con il quale Fabrizio aveva aperto la strada con il capolavoro senza tempo di Crêuza de mä. Musicalmente molto raffinata, la sua canzone Chiddu ca ma resta, si compone di una notevole varietà melodica, armonica e ritmica dall’importante messaggio testuale». Questa la motivazione con la quale gli è stato attribuito il premio.

È una canzone immateriale – spiega Covato – che racconta quello che si nasconde dietro ai rapporti, alla natura, all’uomo, che nella loro sostanza pi intima perdono le loro specificità materiali per ricongiungersi nell’universo, in un tutto dalla sostanza non definitiva. Scumparu n’ta l’erva, sugnu masculu e fimmina, africanu, ‘nglisi, sugnu giappunisi. Sugnu n’cani i mannira…”

“Tirato in ballo” – dice lo stesso Covato, “dall’amico Fabrizio Buonaccorsi di Bengala Booking che mi ha parlato del premio e mi ha chiesto di suonare”, partecipa alla preselezione regionale a Catania, organizzata allo Zo Centro Culture Contemporanee, dove ha convinto la giuria e si è aggiudicato la registrazione gratuita di un EP presso gli studi DCave di Daniele Grasso. Da lì il passaggio alla semifinale nazionale a Isernia, tra decine di cantautori da tutta Italia, fino alla finale romana, il 13 e il 14 settembre, con ospiti d’eccezione come Luca Marinelli, Mario Pagani, Antonio Rezza e Flavia Mastrella.

La giuria – presieduta da Dori Ghezzi e composta da critici, giornalisti, scrittori, discografici – ha colto la forza della voce e della scrittura di Covato. In un’Italia musicale troppo spesso piegata al pop di plastica, lui ha portato altro: sostanza, coraggio, parole che mordono.

«Non mi aspettavo di vincere – racconta – perché il livello degli altri finalisti era altissimo e io non ho mai avuto molto senso della competizione. Ma ricevere la targa dalle mani di Dori Ghezzi è stato un onore immenso. Credo che il risultato più importante di occasioni come questa sia la rete che si viene a creare tra artisti. Oggi più che mai l’arte necessita di un lavoro certosino di ricostruzione della rete, scardinando il vecchio paradigma dell’industria musicale. Non c’è più tempo di aspettare l’impresario, bisogna parlare, ascoltare e scrivere. Adesso. Anche per questo sia io che altri finalisti abbiamo sentito l’esigenza di portare sul palco temi quali l’attuale genocidio del popolo palestinese, la catastrofe dei migranti nel mediterraneo, il femminicidio, la moderna crisi dei valori. Chi ha il privilegio di stare su un palco – conclude Covato- ha anche la responsabilità e il dovere di non essere indifferente a quello che gli succede intorno”.

Non è la prima volta che un cantautore siciliano lascia il segno, ma in Claudio c’è qualcosa di diverso. C’è la solidità di una formazione classica: laureato in chitarra al Conservatorio di Adria nel 2021 (dove studia anche composizione) e in canto alla Scuola di Musica di Fiesole nel 2024, ha una preparazione tecnica che supporta la sua scrittura intensa e originale.

Covato ha iniziato a suonare giovanissimo, partecipando a progetti musicali dal folk al rock, quasi sempre da cantante e chitarrista, e nel 2023 ha dato vita al suo progetto cantautorale con il doppio singolo Creature marine / Cagghia r’acqua, il suo primo doppio singolo. Sono seguiti Mamà / Pensimi, Roberta nell’universo e Socchi nasci è mari sempri. Ha all’attivo opening act a Giulia Mei, La Niña del Sud e Marco Castello.

Orgoglio siciliano, orgoglio indipendente. Covato non arriva da talent show e non è spinto da grandi macchine promozionali. È un ragazzo che ha studiato e che oggi scrive, suona e porta la sua musica in giro per tutta Italia. Con il suo nome inciso nell’albo d’oro del Premio Fabrizio De André, si affaccia tra i protagonisti della nuova scena del cantautorato italiano. La Sicilia continua a sfornare artisti che non si accontentano di intrattenere ma scuotono, provocano, raccontano. E chi pensava che la canzone d’autore fosse un ricordo del passato, ascolti Covato: la musica ha ancora qualcosa da dire, e qualcuno finalmente lo fa sentire.

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