
Rosolini alza la voce per la Palestina: un corteo per la pace e contro il genocidio
Mercoledì sera, Rosolini ha ospitato una grande e sentita manifestazione a sostegno del popolo palestinese, un evento che ha richiamato una folla numerosa e inaspettata, dimostrando una forte presa di coscienza civile e solidarietà. L’incontro, dedicato alla memoria del popolo palestinese e di Gaza, si è focalizzato sulla denuncia delle sofferenze, della distruzione e della morte che affliggono la regione da molti mesi.
La marcia per la Palestina è iniziata da piazza Europa e, dopo aver percorso il Corso Savoia, si è fermata in piazza Masaniello dove sono stati depositati dei sudari (lenzuola bianche) per “ricordare la memoria delle migliaia di vittime del genocidio perpetrato dall’esercito Israeliano ai danni del popolo palestinese e di Gaza”.
In piazza Masaniello si sono svolti gli interventi degli esponenti e dei gruppi aderenti alla manifestazione: l’associazione culturale “Talè”, Corrado Fioretti (M5S), Tonino Basile (Pd), Paolo Covato (Anpi), Roberto Alosi (Cgil), Eleonora Gennaro (Arci), Federico Monaca, Armando Caravini (Arcigay), Bianca Massenzio (Emergency), dell’associazione culturale “Arrahma”, Daniela Cannarella (Amnesty International), Luca Rosa (Associazione Giovani Ispica e Pd) Archeoclub Rosolini e Salvatore Magazzù (Energie in Movimento).
Gli intervenuti hanno evidenziato la grave crisi umanitaria che si sta vivendo in Palestina con particolare enfasi sull’impedimento dell’accesso a cibo, acqua e medicine per le ONG e gli enti di beneficenza internazionali da parte dello Stato di Israele.
È stato richiamato il drammatico bilancio delle vittime: oltre 60.000 persone morte sotto i bombardamenti, inclusi più di 15.000 bambini innocenti. La situazione è stata definita “un genocidio”, con il governo israeliano, accusato da Corrado Fioretti di essere “vigliacco e vile”, paragonato alla figura di “Hitler, intento a distruggere un altro popolo e a raderlo al suolo”. È stato affermato che “la storia non ha capito nulla e non ha imparato nulla rispetto a quanto è stato fatto nel genocidio della Seconda Guerra Mondiale”.
Diversi interventi hanno evidenziato la “complicità dell’Occidente”, affermando che “Noi siamo l’Occidente. Israele fa parte dell’occidente, siamo complici”. Il governo Meloni è stato apertamente criticato come “vigliacco, razzista e xenofobo” per “aver voltato le spalle agli italiani e per il suo sostegno ai bombardamenti in Israele”, nonostante “azioni simboliche come portare quattro bambini di Gaza con l’aereo di Stato”. Si è parlato di “uno Stato italiano che non autorizza alcuna azione a difesa dei diritti palestinesi, ma continua a inviare denaro e armi, acconsentendo al genocidio”.
È emerso che l’Italia è il terzo fornitore di armi a Israele, con l’1% delle armi totali provenienti dall’Italia, generate da fabbriche italiane, molte delle quali controllate dallo Stato. Questo avverrebbe in violazione dell’articolo 1 della legge 185 del 1990, che vieta la fornitura di armi a paesi coinvolti in conflitti. Un esempio citato è stato il sequestro da parte della procura di Ravenna di 14 tonnellate di pezzi per la costruzione di cannoni diretti a Israele.
I partecipanti sono stati invitati a “non rimanere indifferenti, poiché chi in questo momento non urla e chi in questo momento non scende in piazza è complice di questo sterminio”. Il messaggio centrale è stato quello di “essere umani e di restare umani”, oltre ogni distinzione politica o ideologica.
La manifestazione ha voluto essere “una voce per il popolo palestinese negata da troppo tempo” come sottolineato da Tonino Basile. Si è ribadito che la solidarietà alla Palestina “non è e non sarà mai odio per il popolo ebraico, ma una richiesta di giustizia basata sulla memoria di tutte le sofferenze. Non si tratta di una guerra tra pari, ma della lotta di un popolo per la propria esistenza, una lotta che ha fatto di “Bella Ciao” un canto universale di liberazione”.
Sottolineata l’importanza di “informarsi e di rompere il muro della propaganda”. Tra le azioni concrete proposte “il boicottaggio dei prodotti israeliani”. Sono stati ricordati gli appuntamenti futuri di mobilitazione, tra cui una grande manifestazione a Roma il sabato successivo, a Siracusa il 25 giugno e a Noto il 28 giugno.
Il pubblico ha ascoltato toccanti testimonianze, inclusa la lettura di una poesia di un attivista palestinese ucciso a Gaza nel dicembre 2023. Due giovani, Federico Monaca e Alessandro Nigi, hanno raccontato la loro esperienza in una marcia verso Rafah in Egitto, dove sono stati bloccati e hanno affrontato intimidazioni e detenzioni, sottolineando l’assenza di permessi e la repressione. Hanno ribadito che “soltanto con la giustizia, con una società in cui tutti abbiamo gli stessi diritti, si potrà parlare di pace”.
Emergency ha offerto il proprio punto di vista sulla situazione sanitaria a Gaza, dove lavora dall’agosto 2024. Nonostante le difficoltà nel garantire la sicurezza del personale medico, l’organizzazione ha ambulatori e ha denunciato la presenza di “codici neri”, pazienti (spesso bambini) che arrivano con ferite così gravi da non poter essere operati e che “aspettano semplicemente di morire”. La situazione a Gaza è stata descritta come il “primo genocidio social, visibile a tutti”.
Nonostante la gravità della situazione, il filo conduttore della speranza ha attraversato molti interventi. La presenza di giovani, degli scout dell’associazione laica CNGEI, studenti è stata vista come un segnale che “l’umanità non sta perdendo valore”.
La serata non è stata priva di momenti di dibattito acceso. Il rappresentante del gruppo civico “Energia e Movimento”, Salvatore Magazzu, ha espresso “delusione”, percependo la manifestazione come un “congresso della sinistra” e una “gigantesca operazione di propaganda” anziché un semplice appello alla pace. Ha sostenuto che il problema non sia solo Netanyahu o l’ultradestra, ma il sionismo stesso, definito “razzista come il fascismo in Italia”. Ha criticato la “guerra culturale” e “l’indifferenza delle istituzioni”.
Gli organizzatori hanno ribadito la natura inclusiva e civica dell’evento, sottolineando che l’adesione delle associazioni non era “preconfezionata” e che la piazza era “poliedrica”, “un’agorà di partecipazione libera”.
L’unico rappresentante delle istituzioni cittadine presente, il consigliere comunale Giuseppe Guastella (Mente e Cuore), ha ringraziato tutti i partecipanti e ha promesso di presentare una mozione in consiglio comunale per interrompere ogni collegamento con lo Stato di Israele, un gesto simbolico per affermare il “diritto alla vita” e promuovere la riflessione in una società spesso “appiattita emotivamente”.
L’evento si è concluso con l’impegno a proseguire la mobilitazione per una “Palestina libera, per una pace giusta ora e sempre”.