Sanità, la senatrice Lorenzin alla Festa dell’Unità: “Il servizio sanitario nazionale si può salvare”

Sanità, la senatrice Lorenzin alla Festa dell’Unità: “Il servizio sanitario nazionale si può salvare”

Alla seconda giornata della Festa dell’Unità provinciale del Partito democratico, in piazza Garibaldi a Rosolini, il dibattito sulla sanità ha messo intorno allo stesso tavolo politica, professionisti e società civile. Tra i relatori l’ex ministra della Salute e oggi senatrice del Pd Beatrice Lorenzin, che ha tenuto un intervento denso e fortemente politico, indicando criticità, numeri e prospettive del Servizio sanitario nazionale.

“Il servizio sanitario nazionale può essere salvato, non è destinato al collasso” ha esordito Lorenzin, contestando la narrazione dominante che descrive un sistema in caduta libera. La senatrice ha ricordato che ogni anno “42 miliardi vengono spesi out of pocket”, cioè direttamente di tasca propria dai cittadini, con il rischio che la privatizzazione avanzi non attraverso le strutture, ma tramite le assicurazioni: “Così si va verso il modello americano, non verso sistemi misti come quello francese o tedesco. E in Italia questo significherebbe escludere il 5% della popolazione dalle cure”.

Lorenzin ha insistito sulla sproporzione tra fabbisogni e risorse: “Spendiamo poco più del 6% del Pil per la sanità, meno dei nostri vicini europei”, e ha denunciato il ritorno a logiche di austerity “come nel 2012, invece che investire un punto di Pil in più”. Ha messo in evidenza il paradosso: “Si discute di destinare fino al 5% del Pil al riarmo, mentre la sanità resta al 6,2. Eppure la salute è anche difesa e sicurezza nazionale”.

L’ex ministra ha toccato poi i nodi strutturali: la fuga di capitale umano (“Ogni anno perdiamo oltre 10mila giovani medici specialisti, 200mila euro di formazione ciascuno, che vanno all’estero e non tornano”), la carenza di infermieri (“Ne mancano già 65mila e i corsi di laurea restano semivuoti”), l’attrattività di un Paese che “non offre prospettive di carriera e stipendi adeguati”.

Altro punto centrale: la riforma delle regole. “Abbiamo bisogno di aggiornare le norme, di usare la telemedicina, di consentire ai medici di territorio funzioni oggi bloccate”, ha detto Lorenzin, legando il tema all’invecchiamento della popolazione e alla crescita della domanda di cure di lungo periodo. Ha parlato di “incapacità organizzative” diffuse e di nomine dirigenziali “incapaci, da destra e da sinistra”, che hanno prodotto inefficienze non giustificabili.

La senatrice ha indicato la strada politica: “Il Pd ha preso l’impegno serio di aumentare il Fondo sanitario nazionale”. Per trovare le risorse, ha sottolineato, “serve un’azione forte contro evasione ed elusione. Oggi solo il 17% della popolazione sostiene di fatto i servizi per tutti. A pagare restano dipendenti e pensionati, il ceto medio”.

Nel finale, Lorenzin ha rilanciato la visione: “L’obiettivo è un sistema sanitario nazionale universalistico. È il primo dei diritti, ed è anche un volano di ricerca, innovazione e sviluppo. Non per le prossime elezioni, ma per i nostri figli”.

Un intervento applaudito in piazza, che ha spostato il baricentro del dibattito dalla cronaca dei disservizi locali a un ragionamento di prospettiva: la sanità come infrastruttura di sicurezza, equità e crescita. Un confronto, moderatore da Antonella Fucile, che ha visto al centro l’intervento della senatrice Lorenzin, ma che si è arricchito anche con i contributi del commissario straordinario per il nuovo ospedale di Siracusa Guido Monteforte, della componente della segreteria regionale del Pd Sicilia Antonella Russo, del dirigente Cgil Siracusa Roberto Alosi, della medico di famiglia Laura Valvo, dell’avvocato Sandro Idonea, coordinatore regionale Fials, dell’ex deputata regionale Marika Cirone Di Marco, dell’assistente sociale Maurizio Di Martino e del medico Riccardo Gionfriddo, entrambi del gruppo di lavoro Sanità del Pd, oltre a Salvo Latino, agronomo e presidente dell’associazione Longaevitas APS.

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