Sanità nel Distretto di Noto: “Partecipazione, non contrapposizione preconcetta” [di Paolo Covato]

Sanità nel Distretto di Noto: “Partecipazione, non contrapposizione preconcetta” [di Paolo Covato]

In questi giorni, il tema della sanità nel Distretto di Noto è tornato al centro del dibattito pubblico, alimentando confronti, preoccupazioni e posizioni anche contrastanti.
Riceviamo e pubblichiamo un intervento firmato da Paolo Covato, medico e cittadino attento al tema della salute pubblica, che propone una riflessione articolata e documentata sul nuovo piano di riordino della rete ospedaliera e territoriale in Sicilia.

Un appello a superare le contrapposizioni ideologiche e a costruire, attorno alla sanità di prossimità, un percorso di partecipazione condivisa tra istituzioni, operatori sanitari e cittadini.
Una visione che invita le forze di opposizione – e la sinistra in particolare, dopo il comunicato congiunto dei circoli del Pd – a non limitarsi alla critica, ma a esercitare un ruolo attivo di proposta e controllo, per tradurre sul territorio i principi di una riforma nazionale che punta a rafforzare il Servizio Sanitario Pubblico.

Gentile Direttore,
In questi giorni si discute molto del nuovo piano di riordino della rete ospedaliera e territoriale in Sicilia. Questo piano verrà approvato in attuazione del DM 77 del luglio 2022, il decreto che porla firma del Ministro della Salute Roberto Speranza e che ha ridisegnato il modello dell’assistenza sanitaria in Italia, rafforzando la sanità territoriale e di prossimità.
Un decreto nato nel solco dei governi Conte II e Draghi, e finanziato attraverso i fondi del PNRR Missione 6 “Salute”, che proprio quei governi e in particolare la componente progressista, hanno fortemente voluto per dare un futuro al Servizio sanitario nazionale.
Questa precisazione non è formale, perché la riorganizzazione sanitaria siciliana in corso non è un’invenzione recente, ma l’attuazione di un disegno politico e sociale di matrice chiaramente riformatrice e solidale, avvicinando i servizi ai cittadini, attraverso la sanità territoriale, che, appunto, viene chiamata anche “sanità di prossimità”.

Nel nostro Distretto Sanitario di Noto la programmazione prevede un rafforzamento complessivo del sistema. Gli Ospedali Riuniti Avola-Noto vengono riorganizzati per funzioni complementari:
Avola come presidio a prevalenza chirurgico-urgente; Noto come polo medico-riabilitativo e di continuità assistenziali. Non c’è riduzione dei posti letto complessivi.

In parallelo, grazie ai fondi PNRR, sono previste, e non c’erano prima, Case della Comunità a Noto, Avola, Pachino e Rosolini ( si può vedere il cantiere in contrada Rizzarelli a circa 500 metri dalla Villetta Comunale). Il piano prevede anche la realizzazione già da tempo avviata di un Ospedale di Comunità a Noto con 20 posti letto. Si tratta, dunque, di un rafforzamento concreto della rete sanitaria, non di un ridimensionamento.

E siamo di fronte a un cambio di prospettiva: creare una rete capillare di strutture territoriali in grado di garantire cure tempestive, presa in carico continuativa e supporto integrato ai cittadini, in particolare ai pazienti cronici e fragili. E, ancora, decomprimere la pressione sugli ospedali e sui pronto soccorsi, dovuti agli accessi impropri dei codici bianchi e di gran parte dei codici verdi.
Nel nostro distretto avremo la Centrale Operativa Territoriale, che monitora gli anziani vulnerabili, dopo le dimissioni. E il servizio di telemedicina.
Alla luce di questi dati, credo che una forza politica di opposizione, e in particolare una forza di sinistra, non può e non debba contrastare questo piano, ma impegnarsi a garantirne la piena realizzazione e il corretto funzionamento. Cosa non scontata.


L’opposizione non è solo il luogo del “no”: è il luogo della vigilanza, della proposta e della partecipazione attiva. Ciò che serve oggi è assicurare che le opere previste vengano completate nei tempi, che le dotazioni organiche siano rispettate, che i servizi funzionino davvero e che i cittadini ne traggano beneficio. Per questo ritengo necessario avviare un percorso di programmazione partecipata, un confronto permanente tra ASP, Comuni, medici di base, sindacati, volontariato e cittadini, per costruire insieme una risposta ai bisogni sanitari della nostra comunità.
Le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità sono strumenti nuovi, ma senza partecipazione rischiano di restare contenitori vuoti.
Solo se la comunità partecipa, conoscendo, controllando, proponendo, potranno diventare luoghi vivi di salute e solidarietà e non semplici strutture amministrative.
Oggi la sinistra, se vuole essere forza di cambiamento, deve rivendicare con orgoglio il merito di quella riforma, nata da una visione progressista dello Stato sociale, e deve tradurla in pratica locale con spirito costruttivo e partecipato.


Difendere e far funzionare il DM 77 e la Missione 6 del PNRR significa difendere il senso stesso del Servizio Sanitario Nazionale come conquista di civiltà. Il Distretto di Noto può diventare un laboratorio di questa nuova alleanza tra istituzioni e cittadini, un esempio concreto di come la politica possa tornare a essere servizio e responsabilità collettiva.
Ma, caro Direttore, la sinistra lo deve volere e si deve attrezzare culturalmente a saper orientare i cittadini.

Cordiali saluti
Paolo Covato

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