Il consiglio comunale vota all’unanimità una mozione a sostegno dell’agricoltura siciliana

Il consiglio comunale vota all’unanimità una mozione a sostegno dell’agricoltura siciliana

Analizzare la crisi del settore agricolo in Italia e in Sicilia, evidenziando le cause, le conseguenze e le possibili soluzioni.

Il consiglio comunale di Rosolini ha approvato all’unanimità dei presenti una mozione d’ordine presentata dai consiglieri Concetta Cavallo, a nome del gruppo Giovani Rosolinesi, e Luigia Di Stefano per il gruppo “Insieme per Rosolini” a sostegno dell’agricoltura.

Sono state elencate le cause dovute ai cambiamenti climatici, la globalizzazione ma soprattutto la concorrenza internazionale nonché le e le errate scelte politiche e la burocrazia, che ostacolano l’accesso ai fondi europei e favoriscono le truffe e le incompiute. Le conseguenze? La riduzione del numero delle aziende e degli operai agricoli, l’abbandono delle campagne, la perdita di biodiversità e di qualità dei prodotti, il deterioramento del tessuto sociale ed economico del paese.

Le possibili soluzioni sono il rafforzamento delle politiche di sostegno al settore agricolo, la promozione dei prodotti tipici e di qualità, la valorizzazione del territorio e del ricambio generazionale, la semplificazione delle procedure burocratiche, il contrasto alle frodi e alle speculazioni, la cooperazione tra gli agricoltori e gli altri attori della filiera.

Ecco il testo integrale della mozione d’ordine letta ieri in aula dalla consigliere Concetta Cavallo: “L’Italia del settore agricolo, ed in particolare la Sicilia, sta attraversando un periodo storico molto difficile, caratterizzato da una complessa situazione economica e finanziaria che impatta in modo negativo con tutti i comparti produttivi nel: 1) Settore Primario: agricoltura, zootecnia, caccia e pesca; 2) Settore Secondario: industria e artigianato; 3) Settore Terziario: pubblica amministrazione, banche e finanza.

Il settore primario che spazia dalla zootecnia all’ortofrutta, alla vitivinicoltura, al comparto cerealicolo, agrumicolo ed olivicolo, oltre ai problemi legati ai cambiamenti climatici: siccità, alluvioni, gelate, grandinate, etc. risulta quello più penalizzato. Si assiste in ognuno di loro ad una caduta/ stagnamento decennale dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli sia essi freschi che trasformati dove il prezzo di vendita ai produttori è talmente basso, rispetto a quello di vendita ai consumatori che non permette di avere un adeguato margine di guadagno.

Quest’ultimo, rispetto all’aumento delle materie prime, vedi gasolio, energia elettrica, fertilizzanti, mano d’opera ed altro ancora (che oltretutto rappresentano l’indotto enorme del settore agricolo e produttivo) veicola nei singoli produttori od associati il messaggio di abbandonare le campagne e non continuare quel ricambio generazionale tanto necessario al mantenimento delle attuali realtà produttive.

I futuri imprenditori vedono svanire i loro sogni legati al fare impresa agricola, per le errate scelte politiche regionali, nazionali ed europee. Ritenendo oltretutto anche estremamente macchinosa ed ingombrante l’apparato burocratico per la gestione dei vari bandi europei (2023 – 2027) si registrano in Sicilia il maggior numero di pratiche bocciate a imprenditori, con conseguenze disastrose dal punto di vista economico, sociale ed infine politico, nel vedere parecchie centinaia di milioni di euro, dati dall’unione europea, ritornare a Bruxelles. Inoltre assistiamo in Italia ed in Sicilia alle truffe ben studiate e mirate a sfavore dell’Unione europea relativo al pagamento dei premi nel settore agricolo, legati all’ammodernamento delle aziende, all’acquisto di nuovi macchinari, alla realizzazione di nuove strutture di trasformazione quali cantine, oleifici, caseifici, etc, che sono risultate delle vere e proprie utopie o addirittura grandi incompiute che pesano negativamente sulla visibilità del settore agricolo a livello italiano e siciliano a scapito degli imprenditori agricoli onesti e laboriosi che rappresentano una risorsa inestimabile per il paese Italia. Tali magagne a livello europeo distolgono forze e risorse ad un potenziale e futuro inserimento nel mondo agricolo di giovani decisi e virtuosi che intendono svolgere impresa in piena autonomia, non solo nel valorizzare il territorio con la realizzazione di nuovi posti di lavoro (dove imperativo è il motto “Io resto al Sud”), ma anche nel valorizzare quei prodotti enogastronomici del territorio conosciuti in tutto il mondo.

E’ innegabile che le misure previste sono gravemente insufficienti e risulta imperativo agire con urgenza. Il numero degli operai agricoli si attesta a circa 148.986 unità nella sola Sicilia con un numero di aziende pari a circa 219.677 e rappresentano il 13% del totale nazionale. Il dato fa riflettere sulla quantità enorme di microaziende presenti sul territorio. I dati provenienti dal 6° Censimento dell’Agricoltura in Sicilia attestano una riduzione del numero delle aziende agricole nel decennio 2000 – 2010 di circa il 35%. Il numero di operai agricoli dipendenti a livello nazionale passa da 1.033.075 nel 2021° a 1.006.975 nel 2022, con un decremento in un solo anno di circa 26.000 lavoratori, pari a -2,5%.

In breve sono proprio gli agricoltori ad essere direttamente colpiti dalla fluttuazione dei prezzi che in un contesto malato e gestito dalle lobby e dalle multinazionali che ci propinano con la pubblicità cosa e quale prodotto consumare. In un contesto in cui fra le varie problematiche rientrano soprattutto e pesantemente tutti gli accordi commerciali con l’estero stipulati anche da Bruxelles, che non tengono conto assolutamente del divario sociale ed economico di queste nazioni, sottoponendo la nostra agricoltura ad una concorrenza sleale ed impari. Il tanto agognato principio di reciprocità negli scambi internazionali sarebbe un primo passo per garantire un mercato più equo e tutela della salute pubblica.

E’ fondamentale introdurre meccanismi correttivi basati su dati concreti, per garantire uno sviluppo armonico in tutti i settori economici e produttivi, dove gli attori coinvolti nei processi di filiera agroalimentari possono respirare serenamente e tranquillamente nel vedere il giusto equilibrio tra costo di produzione e prezzo di vendita del prodotto realizzato.

Occorre intervenire a tutti i livelli per attuare una vera politica agricola che protegga e garantisca tutto il settore a livello nazionale ed europeo. Mi appello ad una riflessione politica e coscienziosa relativamente alle azioni che si desiderano intraprendere politicamente a livello regionale, nazionale ed europeo. Ogni iniziativa deve essere ponderata e subordinata ad un interrogativo di fondo, portare un beneficio senza complicare le opportune dinamiche che il territorio offre nello sviluppo economico dei vari settori produttivi. Dobbiamo curare la malattia piuttosto che peggiorarla.

In questo momento di crisi le istanze che pervengono dai nostri agricoltori sono:

  • Migliorare l’accesso al credito in particolare per le microaziende
  • Calmierare i costi delle materie prime che occorrono per le produzioni agricole
  • Salvaguardia dei prodotti “Made in Italy” con un sistema reale di tracciabilità del prodotto che vada oltre i meccanismi dei vari Dop,IGP,etc.
  • Nella G.D.O. i prodotti devono essere ben distinguibili da parte dei consumatori
  • Principio di reciprocità negli scambi internazionali
  • Maggiori controlli su tutti i prodotti provenienti da paesi extracomunitari”.
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