Il Tar “scavalca” il Comune e dice “SI” all’antenna 5G davanti alla scuola Sant’Alessandra

Il Tar “scavalca” il Comune e dice “SI” all’antenna 5G davanti alla scuola Sant’Alessandra

Il Tar per la Sicilia (sezione staccata di Catania) ha accolto il ricorso proposto dalla società Inwit Spa per l’installazione di un’antenna 5g a poco più di 1oo metri dall’Istituto S. Alessandra di Rosolini.

Con l’accoglimento del ricorso il Tar ha annullato il provvedimento del Comune di Rosolini che chiudeva il procedimento “con esito negativo” e l’ordinanza del 18 febbraio con cui il Comune ordinava la sospensione immediata dei lavori perché “non autorizzati, effettuati da una società con Durc scaduto il 9 febbraio e in assoluto contrasto con il Regolamento Comunale”. Il Tar ha dato ragione alla società e condannato il Comune di Rosolini al pagamento delle spese processuali in favore della società per un totale di 1.000 euro.

“Dato che l’Arpa – si legge in una parte della sentenza- ha dato parere favorevole, l’installazione non rappresenta un pericolo per la salute pubblica”. La sentenza del Tar rende, insomma, carta straccia il Regolamento Comunale che disciplina l’installazione delle stazioni radio e telefonia e ne vieta l’installazione a meno di 300 metri dai siti considerati sensibili, tra cui le scuole.

Un regolamento che il Comune ha tentato di far rispettare, ma senza successo.

La lunga storia inizia a ottobre del 2021 e la partita tra ente e società si è giocata tutta sulle autorizzazioni: quella per installare l’antenna su quel lotto, vicino alla scuola, e quella per l’inizio lavori che deve essere rilasciata dagli enti preposti in Conferenza dei Servizi. Tutte autorizzazioni che per il Comune di Rosolini mancavano ma per la Inwit invece c’erano, o non erano necessarie o erano da bypassare. Poi l’ordinanza del Responsabile Giuseppe Santacroce dello scorso febbraio ha bloccato i lavori. Date, incontri e tentativi di mediazioni tra Comune e società che sono tutti andati falliti.

Il 28 ottobre del 2021 la Inwit invia una pec al Comune in cui richiede l’autorizzazione per realizzare un impianto di telecomunicazione multi gestore, con tecnologia 5 g, su cui ospitare impianti della Vodafone.

Il 10 novembre il Suap del nostro ente avvia il procedimento unico inviando comunicazione all’Asp di Siracusa, al Genio Civile, all’Arpa di Catania, ai Vigili Urbani e ai Vigili del Fuoco per i relativi pareri e informa dell’avvio procedimento anche il procuratore speciale della stessa Inwit, l’Ingegnere Marcello Semola.

“Dopo 90 giorni – spiega Santacroce- arriva solo il parere dell’Arpa di Siracusa. Non essendo arrivati tutti i pareri, il 10 febbraio scorso, chiudo il procedimento con esito negativo”.
Ma già 3 giorni prima la Inwit (che ha considerato scaduti i 90 giorni dall’invio della sua pec e non dall’avvio del procedimento da parte del comune e il Tar oggi gli ha dato ragione) aveva inviato all’ente una comunicazione di inizio lavori e di inizio lavori strutturali, informando inoltre di “aver ricevuto parere favorevole dal Genio Civile”.

Un parere che nulla ha a che fare, secondo il nostro Comune, con quelli richiesti in ambito di conferenza dei servizi. Il nostro ente effettua un sopralluogo sul lotto chiedendo di sospendere i lavori e invita la ditta ad un incontro, tenutosi l’11 febbraio, per cercare di trovare una soluzione e proporre nuova collocazione per l’antenna. Alla società, in sede di riunione, vengono consegnati il Regolamento Comunale, che disciplina l’installazione e la vieta vicino a siti considerati sensibili (tra cui le scuole), che la ditta ammette “di non conoscere”, e l’ordinanza dell’ex sindaco Incatasciato che vietava l’installazione del 5g sul territorio comunale, che la ditta “non è interessata a conoscere” poiché “illegittima a seguito del decreto legge 76/2020 che sottolinea che i comuni non possono imporre divieti generalizzati”.


Ma pur tralasciando il divieto di quell’ordinanza ormai illegittima, restava un Regolamento Comunale da rispettare.
Il Comune ha quindi proposto alla ditta altri siti, lontani dalla scuola: l’area di protezione civile, l’area pip, l’area dei serbatoi comunali di viale della pace e l’area vicina al cimitero comunale “che però è stata esclusa subito dal tecnico della società Inwit per la presenza di un altro impianto”.
La “negoziazione” resta aperta e l’ente in attesa di risposte da parte della società, o almeno fino all’arrivo di una segnalazione da parte di alcuni residenti di Masicugno che informano l’ente che la ditta ha ripreso i lavori, come se nulla fosse.

Il 18 febbraio scatta quindi la cocente ordinanza di sospensione immediata dei lavori che restano “non ancora autorizzati, effettuati da una società con Durc scaduto il 9 febbraio e in contrasto con il Regolamento Comunale”.

Il giorno prima la società aveva inviato Pec al Comune (in orario di chiusura degli uffici) in cui informava che avrebbe ripreso i lavori perché, insisteva, le “determinazioni del comune sono arrivate ben oltre la scadenza dei termini dei 90 giorni”. A nulla sono valsi, insomma, i tentativi di mediazione e la società non ha mai preso in considerazione le proposte di spostamento in altro lotto. In più la stessa società ha fatto sapere al Comune che avrebbe proceduto per vie legali. Ed ecco la sentenza del Tar: posso procedere i lavori della Inwit su quel lotto.

Di fronte all’Istituto S. Alessandra verrà installata l’antenna 5g. La sentenza del Tar verte però su date, scadenze, tempi e pareri, dando ragione alla società non considerando affatto il Regolamento Comunale e il divieto, previsto dal nostro Comune, di installare antenne di fronte ai siti sensibili.

Ma la società, nella sua nota, prima di procedere per vie legali motivata che “i Comuni possono individuare luoghi con divieto di installazione ma i divieti devono essere puntuali e non generalizzati. Nel caso specifico -si difendeva la Inwit- la nostra società opera vicino ad un edificio sensibile, ma non sull’edificio in questione”.

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