L’emozionante storia del sub non vedente Salvo Cocciro. “Da quando ho perso la vista ci vedo di più”

L’emozionante storia del sub non vedente Salvo Cocciro. “Da quando ho perso la vista ci vedo di più”

“Immergersi nei fondali è un’esperienza che dà voce a tutto il corpo; più scendevo e più mi emozionavo.”

Il 47enne ispicese Salvo Cocciro racconta con estrema umiltà e fervente commozione il suo viaggio “tattile” nei fondali, in cui “con gli occhi chiusi” si abbandona all’infinito. Dovremmo tutti imparare a chiudere gli occhi e usare gli altri 4 sensi per approcciarci al mondo, e vi garantisco, si possono scoprire cose che in genere sfuggono ai vedenti”.

La sua storia da sub non è affatto una storia comune ma la storia di chi ha dovuto imparare, a soli 18 anni, a vivere una vita diversa da come l’aveva immaginata. Affetto da una malattia rara e purtroppo sempre più comune, la retinite pigmentosa, Salvo, ancora diciottenne, è stato costretto a vivere il dramma di chi sa che prima o poi non potrà più vedere nulla. Una perdita di vista a tappe, una lenta rassegnazione ma un’estrema svolta a causa di una malattia che adesso definisce con coraggio “la mia compagna di vita”. A 18 anni, come ogni giovane, mi affacciavo alla vita e non è stato affatto semplice abituarsi all’idea. Allora mi sono precluso. È stata una vera mazzata anche perché il tempo “scadeva” e mi godevo gli ultimi giorni con la vista”.

Le emozioni però, così come la sua anima, non sono entrate in quel cono d’ombra impossibile da evitare. Dopo anni di “battaglie” interiori Salvo, grazie ad una forte Fede, riesce a trarre il meglio dal suo nuovo stato e non si abbatte. Sono “Dio incidenze” le sue, quelle che lo hanno spinto a vedere la luce dentro sé stesso. La moglie Mariagrazia, che lo ha sposato già da non vedente, è stata la “Dio incidenza” più grande: “È lui che mi ha portato a lei e lei è venuta a me. Siamo sposati da quasi 6 anni ormai e abbiamo una bellissima bambina di 4”. È il suo cuore che ha guardato Salvo, non l’aspetto fisico così come riesce a guardare cuore e anima in tutto ciò che lo circonda e che racconta, poi, con voce tremante e commossa. Un carattere forte e determinato, sempre alla ricerca di nuove sfide per poter dimostrare che i muri apparentemente invalicabili, lui, riesce ad abbatterli. Grazie ad associazioni lodevoli come la DDI, la Diver Nautilus Marzamemi e soprattutto la Cerianto Sub Ragusa, Salvo ha trovato un’altra sfida per sé stesso: l’immersione subacquea. E se non può vedere qual è la sua esperienza?

“Per me sono importanti i gesti. Io e il mio istruttore ci uniamo, ci prendiamo per mano e scendiamo nei fondali. Grazie ai movimenti della sua mano capisco cosa fare. Durante l’immersione toccare la flora e la fauna dei fondali è l’unico sistema che ho per vedere le bellezze del mondo sommerso”. Un forte legame con il suo istruttore subacqueo, il giovane ragusano Demiro Bonelli di cui parla con stima e affetto, che lo accompagna letteralmente alla ricerca della bellezza. Per Salvo l’immersione è una riscoperta di sé stessi perché quando si è privati della vista tutti gli altri sensi si rafforzano a tal punto da coprirne l’assenza. Se forme, profili, occhi e orizzonti non sono raggiungibili con lo sguardo, questo non significa che non possano essere percepiti e vissuti. Toccare una stella marina, udire il rumore delle bolle che salgono in superficie e toccare le bellezze dei fondali è quello che basta a Salvo per emozionarsi. “Dovremmo imparare a capire che non siamo fatti solo di vista. Io, come tanti altri non vedenti, ascolto tutto il corpo. Non mi immergo perché devo guardare ma per dare voce alle emozioni che scaturiscono dagli altri sensi. Lo ascoltate ancora il canto degli uccelli, il fruscio del vento e il suono del mare? Io mi ci perdo”.

E commosso, non abbandona, nelle sue parole, la forte fede: “Dio c’è, è nell’acqua, negli uccelli, nell’immersione che faccio quando scopro il mio corpo. Dio ci parla attraverso il mondo e noi non vedenti lo percepiamo”. Un’esperienza che è stata possibile grazie all’affetto degli amici e all’aiuto di alcuni sponsor che a contribuire non ci hanno pensato due volte. Grazie a loro questo viaggio “dei sensi” si è concretizzato.

Salvo Cocciro ,dopo l’immersione, mostra il banner con tutti gli sponsor

Mentre ai nostri occhi può apparire un’esperienza senza senso, per Salvo è qualcosa di straordinario e adesso, ammettiamolo, lo è anche per noi. Perché grazie a lui acquisiamo una forte consapevolezza: la vista sarà pure la nostra fortuna ma è anche il nostro più grande limite. Una prigione comoda su cui adagiarsi che ci incatena però alle apparenze e non ci permette di ascoltare e toccare il mondo. Vedenti e non vedenti ci differenziamo non per i nostri sensi ma per l’uso che ne facciamo, nell’immaginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la bellezza e la conoscenza.

Salvo Cocciro con questa fantastica storia vuole infondere coraggio a chi non ha, a chi crede che sia impossibile superare i propri limiti: “Dobbiamo superare noi stessi se vogliamo sentirci vivi. Non ci sono cose impossibili e non bisogna mai abbattersi perché la vita è davvero meravigliosa e non abbandonatevi a quelle cose fugaci, che non fanno la felicità. Io vivo nei baci di mia moglie, nelle coccole di mia figlia e nelle sue carezze. Da quando ho perso la vista ci vedo di più. Siamo noi i non vedenti, noi che per guardare usiamo solo gli occhi: “Ciechi che vedono e ciechi che, pur vedendo, non vedono” come scriveva Saramago.

 

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