Lettera firmata di una rosolinese rimasta al Nord: “Restate a casa”

Lettera firmata di una rosolinese rimasta al Nord: “Restate a casa”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata di una giovane rosolinese (che però preferisce restare anonima) che vive a Milano, e dal 25 febbraio è chiusa in casa nel rispetto delle norme di prevenzione impartiteci dallo Stato. Questa ragazza fa parte di quei tanti giovani coscienziosi che hanno deciso di non mettere a repentagllio prima che la loro vita, la vita di tutte le loro famiglie, decidendo di non tornare in Sicilia per l’incolumità propria e la tutela di genitori, fratelli, nonni, cugini, amici rosolinesi e siciliani tutti. Condividiamo il suo messaggio di sensibilizzazione, che sia monito di speranza e funga da richiamo al dovere e alle proprie responsabilità.

Ancora una volta, per arrestare l’avanzata del virus, l’invito è sempre il medesimo: Restate a casa!

Riportiamo il testo integrale della lettera.

Gentile direttore e cari rusalinari, sono una vostra concittadina ma vivo a Milano ormai da 10 anni. Scrivere non è il mio mestiere infatti probabilmente non avrò usato i tempi verbali giusti o avrò ripetuto sempre le stesse parole ma vorrei dirvi qualcosa dal profondo del cuore. 

Come tutti sapete la Lombardia resta ad oggi la regione più colpita, la regione con più casi di quella che ormai è una pandemia. 

Milano sempre frenetica, attiva e stimolante è una città che a tutti ha dato tantissimo. È una città che anche se vieni dal profondo sud e da una realtà molto più piccola, ti adotta e ti accoglie come una mamma. Ti coccola, ti sgrida se necessario, ti insegna sempre qualcosa. E per questo e per altre innumerevoli ragioni la considero oggi, dopo 10 anni, la mia città, perché non è solo nebbia come a tanti piace pensare. 

Dal 21 febbraio vivo in una realtà parallela, una realtà fatta di paura, di angoscia e di ansia. Da quando il primo caso di coronavirus si è palesato nel nostro Paese tutto è cambiato. 

La città che amo tanto si è lentamente spenta a tal punto da rendersi irriconoscibile agli occhi di chi la conosce da anni. 

Dal 25 febbraio lavoro da casa (e lo farò fino al 3 aprile salvo variazioni), non ho preso nemmeno una volta i mezzi pubblici, non sono andata a bere una birra con i miei amici, sono andata al supermercato solo una volta, non sono andata a far festa in qualche locale alla moda, non sono andata al cinema, la pizza solo a casa a domicilio, mangio e lavoro sullo stesso tavolo, sposto lo stendino dal salotto per non farlo vedere durante i meeting di lavoro su Skype, non sono andata al parco a fare una passeggiata o a prendere il sole (si il sole c’è anche qui).

Potrei elencarvi ancora tantissimi altri sacrifici che ho fatto in queste settimane e li chiamo sacrifici perché sono questo. Non è piacevole, non lo è per niente e nessuno ha mai detto il contrario. 

Ma sapete perché lo faccio? Perché ho paura per me e per gli altri ma una paura buona, quella che ti guarda le spalle, quella ti fa ragionare quattro volte prima di fare una cosa. Lo faccio per la mia famiglia e per le famiglie delle persone a cui inconsciamente e senza volere potrei fare male se avessi un atteggiamento di menefreghismo verso il momento storico che stiamo affrontando. 

Purtroppo questa non è una vacanza da scuola, non sono le ferie dal lavoro, questo non è uno scherzo, questa è la vita vera e dovete stare a casa. Senza se e senza ma. Dovete stare a casa perché lo sapete tutti che il sistema sanitario della nostra amata isola non è capace di reggere un carico di malati come quello della Lombardia o delle altre regioni maggiormente colpite. 

Dovete stare a casa, la villetta sarà lì anche quando tutto finirà, i vostri amici, la vostra fidanzatina, i compagni di calcetto o di danza saranno ancora lì anche tra un mese. Magari hai 16 anni, non c’è scuola, magari c’è una bella giornata di sole e ti piacerebbe andare in giro col motorino, una passeggiata al mare, poi di nuovo giro col motorino e così via. Ma se vuoi bene alla nonna che ti fa i maccarruna co sugu la domenica, devi restare a casa. 

Io lo so che è dura credetemi, se tutto dovesse finire il 3 aprile avrò fatto a casa circa 39 giorni (se ho contato bene). Più di un mese di reclusione forzata ma necessaria.

Ragazzi, anziani, qualunque sia la vostra età dovete stare a casa e lo ripeterò altre mille volte. Uscite solo per fare la spesa al supermercato più vicino o se avete questioni impellenti (ma che lo siano davvero). 

Noi siciliani siamo tra i più fieri ed orgogliosi della propria terra, cerchiamo stavolta di rendere l’intero mondo orgoglioso di noi. Grazie“.

Una giovane rosolinese rimasta a Milano

 

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