Pachinese arrestato per violenza sessuale all’ex compagna: concessi i domiciliari

Pachinese arrestato per violenza sessuale all’ex compagna: concessi i domiciliari

Era finito in carcere con l’accusa di minacce e violenza nei confronti dell’ex compagna. Aveva costretto l’ex compagna a subire un rapporto sessuale completo all’interno della propria autovettura, dopo aver azionato la videocamera del cellulare, in modo da riprendere tutta la scena.

È sicuramente l’ennesimo brutale e inaccettabile caso di maltrattamento e violenza contro una donna, ma dopo il riesame richiesto al Tribunale di Catania dalla difesa rappresentata dagli avvocati Massimo Gozzo e Giovanni Giuca (di Rosolini), l’insussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico del proprio assistito, hanno determinato la sostituzione della misura cautelare in carcere applicata in prima battuta con quella degli arresti domiciliari per un pachinese, D.F.A., anno 1981, indagato di violenza sessuale nei confronti dell’ex compagna.

 

La vicenda è avvenuta a Pachino lo scorso 13 luglio 2020. Secondo quanto riferiva la vittima agli inquirenti dopo aver sporto denuncia, negli ultimi tempi il compagno, con il quale aveva avuto una relazione durata circa due mesi, si era rivelato una persona violenta e aggressiva, in quanto aveva iniziato ad assumere sostanze stupefacenti e in diverse occasioni l’aveva pure pesantemente picchiata, rompendole persino il telefono cellulare, motivo per cui la donna l’11 luglio aveva deciso di interrompere la relazione e di tornare a vivere a casa del padre. Solo dopo due giorni, la mattina del 13 luglio 2020, l’indagato si presentava, però, a casa dell’ex compagna, visibilmente alterato, accusandola di averlo tradito con il precedente compagno con il quale la ragazza era apparsa in una foto al mare pubblicata ore prima su Facebook, e sfogando la sua rabbia contro la donna, colpendola con violenza fisica, pugni e calci alle gambe, fino a convincerla ad allontanarsi insieme in macchina per risolvere il problema. L’uomo avrebbe poi imboccato una strada sterrata in località San Lorenzo, tra Pachino e Noto, e dopo aver azionato la telecamera del telefono, avrebbe minacciato la donna costringendola a consumare un rapporto sessuale completo contro la sua volontà, per poi ostentarlo all’ex compagno della vittima, così spiegandosi il tentativo di documentare la scena con il cellulare.

Alla luce delle indagini , il 29 luglio 2020, il G.I.P del Tribunale di Siracusa, il Dott.Andrea Migneco, aveva ordinato l’immediata applicazione di misura cautelare della custodia in carcere per l’uomo, indagato di violenza sessuale nei confronti dell’ex compagna, soggetto già gravato da precedenti penali per passati episodi di ricettazione, traffico di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. A seguito della memoria presentata dalla difesa all’udienza camerale del 18 agosto 2020 a sostegno del riesame richiesto e depositato nell’interesse di D.F.A IL 7 agosto 2020 , è stata però eccepita l’insussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico del proprio assistito rilevando contraddizioni emerse nella versione dei fatti resa dalla vittima. 

 

Nella querela del 14 luglio, la donna affermava che la relazione con l’ex compagno, caratterizzata dall’uso smodato di cocaina, era contrassegnata da violenti liti nel corso dei quali l’uomo faceva uso di violenza, circostanza questa, poi smentita nelle dichiarazioni rese dalla medesima al PM  il 27 luglio in sede di s.i. Contrapposizioni rilevabili anche sui dettagli in riferimento alla distruzione della scheda sim e del cellulare della donna: dalle affermazioni della donna era emerso l’intento del ricorrente di voler chiudere la relazione, mentre gli Inquirenti e il GIP erroneamente avevano interpretato la distruzione della sim e del cellulare come frutto della gelosia dell’uomo. Altre discrepanze sono state rintracciate anche nella visita medica ginecologica alla quale la donna si era sottoposta, e che ha escluso qualsiasi tipo di lacerazione intima.

Per tutto queste ragioni, la difesa, che produceva inoltre una missiva scritta di proprio pugno dalla persona offesa e ricevuta al carcere dall’indagato, nella quale la stessa si rivolgeva al medesimo con affetto e con parole amorevoli, ha inteso richiedere l’annullamento dell’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Siracusa e, in subordine, la sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari anche con braccialetto elettronico.

Alla luce di ciò, il 20 agosto, la quinta sezione penale del Tribunale di Catania, vista la richiesta dei riesame, esaminati gli atti, e attesa la gravità del fatto, la tipologia del reato e le modalità con cui è stato consumato,  ha pronunciato la propria ordinanza che, in riforma dell’ordinanza impugnata, sostituisce la misura cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari da eseguirsi presso l’abitazione del 39enne, che indicherà al momento della dimissione dal carcere, e che raggiungerà senza scorta, con divieto di comunicare con qualsiasi mezzo con persone diverse da quelle con lui conviventi e dal difensore, avvisandolo che in caso di trasgressione la misura potrà essere sostituita con la custodia in carcere.

 

 

 

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