«L’insegnante di sostegno non è un medico, i nostri bambini non devono essere “curati” da una malattia»

«L’insegnante di sostegno non è un medico, i nostri bambini non devono essere “curati” da una malattia»

Continuano le proteste contro la riforma scolastica, la cosiddetta “buona scuola” di Renzi, che punta anche alla riforma dell’insegnamento di sostegno. Secondo le proposte del sottosegretario del Miur Davide Faraone, la riforma consisterebbe in una separazione delle carriere: gli insegnanti di sostegno «saranno più preparati e più formati sulle singole patologie, cosa che adesso non esiste». Si determinerebbe, dunque, un approccio interpretativo della disabilità come fenomeno esclusivamente medico, con una forte considerazione della disabilità come divergenza dalla normalità fisica e psichica.

Il sottosegretario Davide Faraone

Il sottosegretario Davide Faraone

Un’insegnante rosolinese, Irene Celeste, ha scritto una lettera aperta al Ministero e al sottosegretario Davide Faraone, già pubblicata sul sito orizzontescuola.it. Ne riportiamo il testo integrale.

«Gentile Sottosegretario, Lei probabilmente non conosce il corso di laurea magistrale abilitante di Scienze della formazione primaria (con valenza concorsuale) e non saprà neanche che durante la discussione della nostra tesi di laurea era presente in commissione un rappresentante del MIUR.
Se conoscesse il percorso di laurea, il contenuto degli esami sostenuti, dei laboratori e dei quattro anni – più due semestri aggiuntivi – di tirocinio diretto e indiretto (sia per il percorso abilitante “classico” che per quello aggiuntivo – il “sostegno”, per intenderci) le Sue proposte e i Suoi interventi sarebbero differenti.
Le scrivo in merito alla Sua idea di competenze che un insegnante di sostegno dovrebbe avere. Vorrei condividere con Lei ciò che io e i miei colleghi adesso conosciamo e attuiamo perché abbiamo studiato sui manuali di Professori come Leonardo Trisciuzzi e non solo, così prenderò in prestito le loro parole per descrivere le competenze che noi insegnanti specializzati dovremmo avere e che, le confermo, abbiamo:
“… il primo punto è quello relativo alla conoscenza specifica dei quadri nosografici per comprendere l’orientamento eziologico del deficit, cioè le cause del danno – se la domanda è specifica, la risposta non può essere indeterminata e generica. (II step) conoscenza degli aspetti secondari di ciascuna tipologia di disabilità: aspetti psicopedagogici relativi alle competenze cognitive, emotivo-affettive e relazionali. (III step) l’intervento pedagogico-speciale che può far capo ai modelli delle teorie neocomportamentiste, cognitiviste, costruttiviste, a seconda della specificità del caso. (IV step) l’intervento di didattica speciale vero e proprio, quello in cui l’insegnante/educatore trasferisce le conoscenze pedagogiche precedentemente acquisite sul piano scolastico e/o operativo.”
Per specializzarci anche sul sostegno, durante il percorso aggiuntivo abbiamo partecipato a quattro laboratori, preso parte ai gruppi di tirocinio indiretto e portato a termine quello diretto (il tutto per due semestri), abbiamo sostenuto esami di: Didattica speciale, Pedagogia speciale, Attività motoria dell’età evolutiva, Psicologia dell’handicap, Pedagogia sperimentale e Pedagogia clinica (Neuropsichiatria infantile era un esame obbligatorio del percorso per insegnanti curriculari e quindi era già stato sostenuto).
Siamo in grado di redigere un pdf o un pei in maniera dettagliata e consapevole (sia da una certificazione classica che su base ICF), ci muoviamo senza difficoltà tra abilità e competenze e nonostante questo dovremmo fare cosa? “I medici”? I nostri bambini non devono essere “curati da una malattia”.
Siamo maestri specializzati, non medici.
Il Suo Governo dovrebbe smetterla di pensare solo ad un’ottica assistenziale e di “cura” in ambito medico. Ai nostri bambini non serve gente che li compatisca perché per quello bastano gli sguardi di certa gente in giro e non servono neanche medici a scuola. Dobbiamo dar loro gli strumenti per stare al meglio al mondo e questo può farlo solo un insegnante di sostegno che come noi HA SCELTO di fare questo nella propria vita, ci crede e lo fa dando il massimo e chiedendo il massimo compatibilmente alle possibilità!
Sono stati impiegati anni per mettere al primo posto il bambino e poi la disabilità, ci è stato insegnato che bisogna dire “bambino con autismo” piuttosto che “bambino autistico” perché non bisogna identificare i bambini con la disabilità, ci è stato insegnato che non si parla di “casi”.
Che gli insegnanti specializzati di sostegno siano insegnanti della classe come tutti gli altri, contitolari e corresponsabili lo sappiamo già, non dovete ricordarcelo.
La Vostra “buona scuola” l’abbiamo letta, compresa ed analizzata e continua a non piacerci!
Ritirate il decreto e fate una cortesia alla Buona Scuola (quella vera) che con serietà, impegno, competenza ed empatia porta a termine il proprio compito».

Irene Celeste è maestra specializzata di sostegno grazie al corso di laurea magistrale in Scienze della formazione primaria vecchio ordinamento, immatricolata nell’anno accademico 2009/2010 presso l’Ateneo di Firenze. Inserita in seconda fascia d’istituto nonostante abbia fatto lo stesso identico percorso dei suoi colleghi immatricolati negli anni precedenti al 2008 e immessi in ruolo nell’anno scolastico 2014/2015.

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