Bonus edilizia e cessione del credito, Caschetto: “Cambiare la norma per evitare il fallimento delle imprese”

Bonus edilizia e cessione del credito, Caschetto: “Cambiare la norma per evitare il fallimento delle imprese”

Approfondimento dal numero del Corriere Elorino cartaceo di febbraio 2022.

Le proposte che Confartigianato ha inviato al Governo per correggere l’articolo 28 del decreto Sostegni Ter con l’intervista al segretario di Confartigianato Imprese, Vincenzo Caschetto

Il Super Bonus rischia di far fallire centinaia di imprese del comparto edile: muratori, impiantisti e fornitori.
Il Decreto Sostegno Ter, dello scorso 27 gennaio, ha inferto un duro colpo all’intero comparto. Il sentore comune è la paura, la giornata tipo di un professionista del settore comincia in cantiere e finisce sempre da un commercialista o in banca, chiedendo lumi e rassicurazioni, che però non arrivano. Non bastava la pandemia a mettere in ginocchio le imprese, adesso, se non si cambia rotta, è lo stesso governo ad aver deciso di far fallire migliaia di aziende edili. Ma “le imprese non sono sole” – rassicura Enzo Caschetto, segretario provinciale di Confartigianato che abbiamo deciso di incontrare per fare il punto della questione. “Se non si approvano alcuni emendamenti si rischia la rovina. Ma vogliamo restare ottimisti”.
Cosa è successo e cosa sta succedendo? L’intervista a Enzo Caschetto.

Vincenzo Caschetto

Confartigianato, in tutte le province d’Italia, ha inviato una lettera ai Prefetti affinché si facciano mediatori della proposta al governo. Ma partiamo dall’inizio. Cosa sta succedendo in questo momento in Italia?
La partita dei bonus edilizi, superbonus e ecobonus, è iniziata molto tempo fa. Il governo nazionale ha voluto adottare queste misure per incentivare un settore che obiettivamente era alla canna del gas, perché prima di questa tipologia di aiuti le imprese edili erano sull’orlo della chiusura, dato che la pandemia ha determinato una condizione di mancanza di liquidità e molte famiglie hanno rinviato lavori nelle proprie abitazioni anche se erano necessari. Il governo quindi, intelligentemente, anche sulla scorta delle nostre indicazioni nazionali, ha adottato un sistema di incentivi e aiuti per questo tipo di interventi.
Il sistema di aiuti in un primo momento prevedeva solo una sorta di scambio sul posto: io committente, effettuando dei lavori, beneficiavo del credito, imposta derivante dall’importo dei lavori, e lo utilizzavo in 10 anni per compensare le mie imposte. Ci siamo subito accorti però che questa tipologia di intervento era sì positiva, ma non sufficiente per dare più spinta al settore. Abbiamo quindi proposto al governo di adottare ulteriori incentivi, uno in particolare, che è stato poi in effetti la vera svolta di questa vicenda…
Parla della possibilità di cedere il credito a terzi?
Esatto. Una possibilità che ha permesso il decollo della misura e quindi dell’intero settore. Per spiegarlo in modo semplificato significa che, almeno prima che intervenisse il Sostegni Ter, io potevo cedere il credito all’impresa che svolgeva i lavori, che a sua volta poteva cederlo o a uno dei suoi fornitori a parziale compensazione dei prodotti che utilizzava per fare l’intervento o a un istituto finanziario o strutture parastatali, come Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti.
Una possibilità che è durata quanto tempo?
In effetti dobbiamo dire che è durata quasi un anno e mezzo, dal giugno 2020 circa. La catena così ha funzionato perfettamente.
Però, fatta le legge trovato l’inganno. Lo Stato è stato frodato per miliardi di euro.
Nel lungo percorso si sono innescasti meccanismi contorti. Vista l’appetibilità della misura, i cosiddetti “bravi” di Don Rodrigo si sono inventati società fittizie, società cartiere, per ripulire denaro sicuramente non lecito. Acquistavano questi crediti dall’imprenditore o dal committente e poi si commercializzavano nei confronti o di altre società della stessa natura o di istituti finanziari, banche ecc. Questo ha comportato un business legale di attività illecite, senza considerare che si era pure arrivati a farsi cedere crediti per lavori mai effettuati. Anche le nostre imprese, piccole e oneste, hanno fatto rilevare questi strani passaggi. Si chiedevano: come è possibile che noi non riusciamo a cedere a un istituto finanziario una fattura da 10 mila euro e c’è gente che cede milioni di euro a ditte che sul mercato non si sono mai sentite nominare?


Quindi il governo non è riuscito a controllare e nel frattempo però ha sempre apportato correttivi e stop alla normativa che hanno confuso imprese, commercialisti, fornitori…
Proprio così. Il governo non è stato in grado di governare il processo. Il decreto sostegni ter è solo l’ultimo correttivo, ma sono state ben 68 le modifiche apportate alla normativa dalla sua emanazione ad oggi, in un solo anno e mezzo. Tra queste, a novembre, anche l’introduzione delle asseverazioni tecniche, sicuramente necessarie. Lo Stato si era reso conto che non era in grado di controllare e ha affidato ai tecnici il controllo.
Così sono i tecnici che si assumono la responsabilità sugli interventi…
In effetti si era davvero arrivati a assurdità nel sistema. C’erano addirittura negozi di alimentari o macellerie che acquistavano crediti di natura edile. Se tu, Agenzia delle Entrate ti vedi arrivare una pratica con il finale destinato ad una macelleria, non ti poni il problema che ci possa essere qualcosa di losco sotto? Pensate che all’inizio potevi addirittura cedere crediti a persone fisiche. Quindi io che non ho capienza per scontare il mio credito, mi metto d’accordo con te persona fisica, ti cedo il mio credito e tu lo sconti dalle tasse. O è anche successo ad esempio che i clienti chiedevano soldi alle imprese per fare i lavori. Era finita al contrario.


Che lo proponevano o che alla fine è stato fatto davvero?
Lo venivano a riferire le imprese. I clienti chiedevano i soldi alle imprese per fare i lavori, perché pensavano: per fare i lavori a casa mia, sei tu impresa che devi pagare me, dato che li fai sulla base di un prezziario gonfiato che non hai mai visto in vita tua e in più ti fai dare pure il 110%. Si era arrivati all’assurdo. Però mentre un’impresa per bene non ha accettato questa proposta, chi ha avuto intenzione di fregare lo Stato l’ha accettata perché non ha nulla da perdere, perché i lavori comunque non vengono nemmeno fatti, risultano solo sulla carta. E quindi guadagna il cliente e pure l’impresa, senza aver fatto nulla. C’era qualcosa insomma che sicuramente andava rivisto nel sistema. Le asseverazioni sono state senza dubbio importanti.
Ora, è chiaro che le frodi vanno bloccate, ma il governo è arrivato pericolosamente a dire: “Siccome tutto questo deve finire, blocchiamo la cessione, limitiamola ad una sola”. Questo ha innescato un meccanismo di paura anche negli istituti finanziari che non sanno che farsene di milioni di crediti in pancia e ai quali non conviene più chiaramente acquistarli, perché non li possono più smaltire.
Lo Stato avrebbe dovuto – e deve- individuare i soggetti marci del sistema, estrometterli e consentire che la misura vada avanti, altrimenti abbiamo vanificato un processo che ha portato a un circolo virtuoso che a livello nazionale ha prodotto, nel settore, il 14,1 % di incremento rispetto al periodo pre covid. Ed era un numero destinato a crescere. Con una sola possibilità di cessione del credito, si inceppa, anzi, si blocca, tutto il meccanismo.


E adesso infatti i ponteggi restano montati, i clienti in attesa, gli istituti finanziari hanno chiuso le porte. Non c’è liquidità. Se non si apportano modifiche al Sostegni Ter, qual è il rischio e cosa temono le imprese?
Il rischio è la rovina e le imprese temono proprio questo. So che è una considerazione dura, ma è così. Anche perché è una norma retroattiva e questo è gravissimo perché vuol dire che non solo quelli ancora da cedere ma tutti i crediti che sono già stati ceduti possono essere ceduti una sola volta. Pensiamo a tutto ciò che è stato ceduto fino ad ora. Quindi se i crediti oggi se li ritrova la banca, li può cedere solo una volta, se ce li ha l’impresa idem. A queste condizioni non è più conveniente effettuare lavori. Ma, ancora peggio, chi ha sottoscritto accordi o contratti deve pure onorarli o il rischio è il contenzioso. Se io impresa ho sottoscritto un contratto con un cliente, devo darne seguito. L’assurdo è che non c’è nessuna norma che dice che, a seguito delle limitazioni del decreto sostegni ter, possono essere risolti i contratti. Non possiamo far fallire le imprese.
Cosa ha proposto quindi Confartigianato al Governo nazionale?
Confartigianato propone di prevedere oltre alla prima cessione, una ulteriore cessione e innumerevoli e illimitate cessioni tra operatori finanziari. Quindi: io committente cedo il mio credito all’impresa che può a sua volta cederlo o a un fornitore, ad esempio, o a un istituto finanziario. Questi ultimi, vigilati dalla Banca d’Italia, possono cedere ad altri istituti finanziari per un numero illimitato di volte in modo da non lasciare il credito in pancia a un unico istituto.


La proposta è stata presa in considerazione?
La Commissione Bilancio della Camera pare abbia accolto l’emendamento e nella conversione in legge del decreto si spera di correggere questa anomalia. Nel frattempo tutto resta nel limbo. Da circa un mese è tutto fermo. C’era chi aveva programmato assunzioni, pianificato cantieri, chi si ritrova con crediti notevoli in pancia, chi ha anticipato tantissimi soldi…
Però, siamo fiduciosi che tra quindici o venti giorni al massimo la questione venga risolta e vengano accolti gli emendamenti presentati.
Quale consiglio si sente dare oggi Confartigianato a muratori e impiantisti?
Il consiglio che ci sentiamo di dare innanzitutto è generico, ma importante. Ed è quello di prendere lavori solo se alla portata dell’impresa. Purtroppo è anche successo che ci sono state e ci sono imprese che, prese dalla foga di incrementare il lavoro, hanno preso impegni difficili da mantenere perché le loro imprese non sono strutturate per determinati cantieri. Accrescendo di colpo l’impresa, con assunzioni e nuovi mezzi, il rischio è quello di fare un grande buco economico.
Per chi ha già in corso i lavori, consigliamo di continuare a farli perché si rischia il contenzioso. Per chi deve cominciare, consigliamo invece di attendere perché siamo fiduciosi che in 20 giorni al massimo la norma verrà modificata, anche perché sarebbe assurdo provocare un danno del genere alla nostra economia in questo momento. Confartigianato è ottimista. Le imprese, i muratori, gli impiantisti e i fornitori, sappiano che non sono soli.

Enrica Odierna

 

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