Lucio Luca presenta a Rosolini il libro: “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”

Lucio Luca presenta a Rosolini il libro: “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”

Sabato 14 maggio 2022 alle ore 18 in Sala Cartia presso il Palazzo Comunale di Rosolini è stato presentato l’ultimo libro del giornalista Lucio Luca, “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”. E’ accorso il pubblico delle grandi occasioni in una sala gremita e partecipe. Dopo i saluti dell’assessore alla P.I. e Cultura, la prof.ssa Concetta Cappello, che ha voluto portare il saluto di Rosolini all’illustre ospite, una delle penne più seguite delle pagine culturali di Repubblica e del settimanale Robinson. la serata si è dipanata con le letture affidate al bravo Salvatore Raimondo che ha fatto rivivere frammenti del romanzo, con i momenti musicali, e la chiacchierata intervista del giornalista e saggista Gianni Papa. La presentazione dell’ospite e dell’opera è spettata al presidente di Cultura e Dintorni, organizzatrice dell’evento, lo scrittore Corrado Calvo.
Il romanzo si ispira ad una storia vera di un giornalista della Calabria conclusasi tragicamente. L’autore è stato ben lieto dell’accoglienza e con voce piana e chiara ha ripercorso la genesi del romanzo rispondendo alle acute e puntuali domande di Gianni Papa.

La prefazione curata dal prof. Corrado Calvo
Lucio Luca è nato a Ragusa nel 1967, ma vive a Palermo da quando aveva un paio di mesi. Ha cominciato a lavorare come cronista sportivo al Giornale di Sicilia quando aveva 18 anni. Poi è passato a Telecolor Catania dove è diventato professionista. Ha fondato il quotidiano Il Mediterraneo. Dal ’97 lavora nella redazione palermitana di Repubblica dove si è occupato di cronaca nera e giudiziaria. Poi, dal 2001, è passato allo sport e agli spettacoli. E’ responsabile di Repubblica on.line.

Fino a qualche mese fa pensava che non avrebbe mai scritto un libro perché la letteratura poteva tranquillamente farne a meno. Ma alla fine di libri ne ha scritto più di uno. Il primo si intitola Prove tecniche di trasmissione, trent’anni di radio e tv private palermitane e racconta l’epopea dell’emittenza libera in città. Il secondo è Puellae e rappresenta una carrellata di storie di prostitute siciliane dall’epoca greco-romana ai giorni nostri, riserva tante interessanti curiosità e sorprese, aiutandoci a capire mentalità e pseudo-moralità di un popolo e di un’età.
L’ultimo è “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”, racconta la storia di un giornalista che lavora in un piccolo quotidiano di provincia in Calabria, la cui esperienza finisce tragicamente. E’ una storia amara e toccante, che ci riporta alla realtà delle inchieste che scoperchiano altarini e connivenze scandalose (contro natura) smascherando responsabili e conniventi, ma che non trovano mai la strada per giungere ad un’autentica giustizia.
Alessandro, il giornalista calabrese di cui si narra, arrivato alla soglia dei 40 anni, si trova davanti a un bivio, al quale giunge con il carico di una serie di minacce da parte della ‘ndrangheta, un lavoro sempre più precario e un matrimonio che sta per fallire. La sua storia è quella di un cronista di provincia, uno “con la schiena dritta”, mai asservito ai poteri forti, che all’improvviso si rende conto che tutto quello in cui aveva creduto e per il quale aveva sacrificato la sua esistenza sta per crollare.
Decide così di isolarsi e ripercorrere le tappe più importanti della sua vita: gli inizi nelle tv private, il tanto sospirato articolo 1, l’assunzione in un giornale che vuole raccontare la Calabria come mai nessuno aveva fatto prima, le liti con direttori e capiredattori che non accettano la sua “anarchia” sul lavoro, le notti insonni per salvare il quotidiano dopo l’improvviso addio di una decina di colleghi, le promesse non mantenute da un editore condannato per usura, le minacce della criminalità e il licenziamento.

Tutto attraverso le pagine di un diario segreto dove annota le angherie che è costretto a subire e il disprezzo per chi tradisce la professione scendendo a compromessi col potere.
Denuncia le pesanti pressioni psicologiche, il mobbing, lo sfruttamento dei collaboratori costretti a scrivere “per 4 centesimi a riga”, le minacce mafiose subite dal giornalista. Il tutto in una terra che non perdona chi non si allinea, tra politici affamati di soldi e di potere, boss della ‘ndrangheta, imprenditori corrotti, giornalisti “a disposizione” e pezzi di massoneria deviata.

E’ un romanzo che per la sua ironia e lucidità ha risvegliato l’attenzione di Roberto Saviano, la cui appassionata nota è riportata nella quarta di copertina. Si tratta di un libro intenso, tagliente, emozionante. La penna dell’autore diventa un rasoio che traccia con dolorosa nitidezza la vita di un giornalista che, in Calabria, crede e ama il giornalismo. Ma che dalla sua terra e dal suo amore finirà con l’essere tradito.
Il libro si avvale di un linguaggio vivo, colloquiale e sempre dinamico soprattutto nei dialoghi, attraverso i quali l’autore apre l’anima del suo protagonista e getta luce nei nascondigli torbidi di una realtà incredibile, dove politica, corruzione, poteri forti e criminali e spesso fette dello stato e persino della magistratura vanno a braccetto.

All’autore “sembrava giusto raccontare la storia di chi questo mestiere lo fa per passione, con la schiena dritta, perché crede ancora che sia un dovere per la democrazia. Malgrado salari spesso umilianti e minacce della criminalità. Alessandro lo ha fatto fino alle estreme conseguenze ma la sua vicenda, purtroppo, è finita presto nel dimenticatoio. Ho pensato – dichiara – che scrivere un romanzo ispirato alla sua storia potesse essere la migliore risposta a chi considera i giornalisti una casta e non esita a insultarli soltanto perché fanno con dedizione il proprio lavoro”.

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