Morta dopo l’esplosione di una bombola, arrestato il compagno per omicidio

Morta dopo l’esplosione di una bombola, arrestato il compagno per omicidio

Nelle prime ore di questa mattina, Agenti della Polizia di Stato, in servizio al Commissariato di P.S. di Pachino, a seguito di attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Sebastiano Iemmolo, ritenuto responsabile di femminicidio, maltrattamenti in famiglia nei confronti di un minore ed incendio.

Il reato nei confronti della compagna, Laura Pirri, 32 anni, si consumava giorno 7 marzo e il decesso avveniva dopo diciotto giorni di agonia della vittima.

AGGIORNAMENTO

La Polizia di Stato ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio, maltrattamenti, lesioni, incendio e calunnia.

In data odierna, personale del Commissariato di P.S. Pachino, ha condotto in carcere IEMMOLO Sebastiano di anni 36, residente a Rosolini, già noto alla Polizia per i suoi numerosi precedenti.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal GIP presso il Tribunale di Siracusa, su richiesta della Procura della Repubblica, sulla base di gravi indizi raccolti in ordine alla commissione dei delitti di maltrattamenti nei confronti di Pirri Laura e del figlio minore, lesioni aggravate e omicidio aggravato dai futili motivi, e dall’aver agito con crudeltà, evento aggravato dal fatto di essere convivente della vittima PIRRI Laura, di anni 31, deceduta il 25 marzo 2017 dopo 18 giorni di agonia. La contestazione comprende anche il delitto di incendio e calunnia per aver appiccato il fuoco all’autovettura Fiat 500 di proprietà di un vicino di casa e per avere denunciato ai Carabinieri di Rosolini, e incolpato, il medesimo vicino di casa, sapendolo innocente, del reato di lesioni personali aggravate dal fatto che Pirri Laura veniva indotta a dichiarare falsamente di essere in stato di gravidanza.

L’attività d’indagine, che ha impegnato ufficiali di p.g. del Commissariato di Pachino diretti dalla Procura della Repubblica per alcuni mesi, a partire dal marzo 2017, trae origine dalla denuncia dei familiari della Pirri, convinti che la morte della PIRRI, avvenuta  la sera del 7 marzo 2017, non era dovuta allo scoppio accidentale di una bomboletta del gas, ma era stata la conseguenza dell’ennesimo atto di violenza subito dalla giovane donna da parte dello Iemmolo, che aveva procurato gravissime ustioni alla vittima, la quale era deceduta dopo il trasferimento presso l’ospedale Civile di Palermo, in data 25 marzo 2017. Al riguardo, appariva immediatamente attendibile la dichiarazione resa della madre della vittima che, accorsa in aiuto della figlia nell’immediatezza del fatto, aveva saputo dal proprio nipotino che ad appiccare il fuoco a Laura era stato proprio Iemmolo Sebastiano. La Polizia di Stato, acquisite le prime informazioni sulla reale dinamica dei fatti, rassegnava una comunicazione di notizia di reato che la Procura, attraverso le delicatissime indagini del caso, sviluppava valorizzando sia elementi di fatto rappresentanti da testimonianze sia risultanze della prova scientifica. La delicatezza dell’indagine deriva dal fatto che il figlio minore aveva assistito all’omicidio della propria madre, per mano del padre. L’indagine appariva particolarmente complessa anche in ragione del fatto che era iniziata dopo alcuni giorni dalla commissione del delitto, e in un contesto di omertà dovuta al timore di ritorsioni da parte dello Iemmolo Sebastiano, noto a Rosolini per il sistematico ricorso alla violenza per risolvere controversie di ogni natura. Le conclusioni cui è pervenuta l’autorità inquirente derivano dalle dichiarazioni dei parenti e degli abitanti dello stabile di Via Eloro, oltreché dai risultati di intercettazioni telefoniche e ambientali all’interno dell’abitazione della madre dell’indagato in cui, dopo il sequestro dell’immobile, lo stesso era andato a vivere.

Gli elementi raccolti e la notifica di un avviso di garanzia emesso dal p.m. titolare delle indagini, che disponeva anche il sequestro dell’immobile, obbligavano lo Iemmolo ad abbandonare l’iniziale versione fornita circa lo “scoppio accidentale del fornellino”, iniziando, tra le mura domestiche, a concordare con il figlio e la propria madre una “seconda verità” da fornire quando fosse giunto in momento.

Infatti, proprio le conversazioni intercettate in cui si ascoltano lo Iemmolo, il figlio di questi e la madre dell’indagato, protesi a concertare una versione di comodo, hanno consentito di ricostruire anche il movente dell’omicidio, portato a compimento per pochi euro negati dalla vittima all’autore dell’omicidio.

Le indagini svolte e le consulenze tecniche disposte dal PM, tuttavia, smontavano le ricostruzioni difensive adombrate dallo Iemmolo e concordate di volta in volta con i familiari.

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