“Un’immersione nel passato”, gli studenti della De Cillis in visita al museo etnografico “G. Savarino”

“Un’immersione nel passato”, gli studenti della De Cillis in visita al museo etnografico “G. Savarino”

Due articoli: uno a cura dello studente Giorgio Cavallo, e uno a cura delle studentesse Alessia Forino e Benedetta Gulino

Visita al museo etnografico “G. Savarino” (di Giorgio Cavallo)

Martedì 9 Aprile le classi IB e IC ( sec.1^grado) accompagnati dalle docenti Erica Capizzi, Giovanna Lorefice e Piero Gennaro, abbiamo avuto modo di visitare il museo etnografico, accolti dall’ insegnante Cinzia Cucuzza. Alloggiato in un palazzo storico di via Aprile , il museo è dedicato al medico Giovanni Savarino, appassionato studioso, ricercatore e scrittore di storia locale. Attraverso i reperti in esso contenuti e dalla voce degli insegnanti abbiamo avuto modo di apprendere elementi della Storia del Territorio, dalla Preistoria alla Fondazione di Rosolini, e delle nostre Tradizioni. È stata un’esperienza molto bella e interessante.

Prima di iniziare la visita siamo stati attirati da un’immagine del grano con i raccolti tipici della nostra terra, poi, del carrubo che rappresenta anche il simbolo della nostra città. In una stanza del pianterreno, attraverso gli attrezzi della tradizione contadina siciliana, abbiamo conosciuto, quindi, il ciclo del pane, dalla mietitura del grano, la cui coltivazione abbondava in tutta l’isola, alla panificazione. In un’ altra sala vi erano i carretti decorati dai nostri maestri artigiani. Siamo, poi, saliti al primo piano, dove, nella prima stanza in cui siamo entrati, vi erano esposti nelle vetrate vari reperti risalenti al periodo preistorico. Un altro ambiente era allestito con manichini vestiti con costumi d’ epoca.

Ci siamo immersi, così, nel Passato, dove chi viveva in un palazzo come quello che stavamo visitando era ricco e fortunato, visto che la maggior parte della popolazione era costituita da contadini che vivevano in case molto piccole di una stanza o due. Abbiamo anche visto una riproduzione della Licentia edificandi che autorizzava il principe Francesco Moncada Cirino nel 1712 ad edificare la nostra città e cercare coloni che la popolassero.

A tal proposito il Principe fece costruire un acquedotto che da Cava Cansisina portava l’acqua a Rosolini, per costruire mulini, rendere fertile il territorio e costruire un abbeveratoio, ritratto in un quadro della pittrice Leonilde Russo e rappresentante la Piazza Abbeveratoio (oggi, Masaniello), dove molte persone andavano a prendere l’acqua; sul monumento si può anche vedere un riconoscimento al Principe per averlo fatto costruire.

Questo acquedotto venne, però, demolito agli inizi del ‘ 900 e sostituito con la Fontana dei Tritoni. Nel quadro, si può notare anche un bambino a tre gambe, il suo nome è Frank Lentini, detto anche ‘‘a maravigghia’’. Quando nacque il padre era fuori città per lavoro, la madre non lo voleva e lo affidò alla zia, considerandolo una maledizione di Dio. Da grande trovò lavoro in America, nel circo Barnum, detto ‘‘dei mostri’’, dove ebbe una vita di gran lunga migliore di quella che avrebbe avuto a Rosolini.

Abbiamo, poi, visitato la sala della tessitura, dal telaio in legno, che occupava per grandezza parte della stanza e al quale lavoravano anche i bambini, quando il filo si rompeva, infatti, loro, intrufolati sotto lo sistemavano, fino ai telai di ferro. Abbiamo visto una culla sospesa sopra un letto antico con una corda per cullare i neonati. Ci è stato anche spiegato un detto che dice: ‘‘Ma ki caristi ra naca?’’ che trae origini dal fatto che quando i bambini cadevano, se il letto non riusciva ad attutire la caduta, a volte riportavano danni cerebrali. C’erano, ancora, oggetti d’epoca vari, molti dei quali donati dai visitatori. Alla fine, abbiamo firmato e lasciato una dedica e siamo tornati in classe. Questa esperienza ci ha dato un’idea di come si viveva a Rosolini e ci ha fatto conoscere e amare di più il nostro luogo di origine e le sue tradizioni. Siamo certi che ciò che abbiamo visto rimarrà impresso nella nostra memoria.

 

Alla ricerca delle nostre origini (di Alessia Forino e Benedetta Gulino)

 

Giorno 16 Aprile la classe 1^D secondaria di primo grado, accompagnati dai professori Cinzia Gradanti e Dario Salerno, si è recata presso il museo etnografico “G. Savarino”, dove ad accoglierci c’era l’insegnante Cinzia Cucuzza.

Abbiamo visto dei fossili ritrovati nel territorio di Rosolini. L’insegnante Cinzia, amorevolmente, ci ha spiegato uno ad uno tutti i reperti presenti nel museo.

Ci ha mostrato la sala della tessitura dove sono esposti i telai in legno e i telai di ferro usati anticamente dai nostri nonni.

Ci ha poi raccontato come veniva fatto il pane mostrandoci gli attrezzi utilizzati: a “maidda”, u “scanaturi”, a “briula” e “u cistuni” dove si conservava il pane anche per un’intera settimana.

Abbiamo visto anche i carretti siciliani pitturati e decorati dagli artigiani rosolinesi. L’insegnante Cinzia ci ha raccontato che i carretti erano i mezzi di trasporto usati dai contadini per recarsi in campagna, per lavorare la terra e per trasportare merci.

Abbiamo visitato la saletta con tutti gli attrezzi e gli strumenti che utilizzavano gli agricoltori, come ad esempio gli aratri a chiodo, i forconi, le pale per prendere il frumento, i “cruveddi” e i “panari” dove venivano conservati i prodotti agricoli.

Infine, siamo andati nella sala dei ricevimenti in cui il soffitto è decorato con le quattro arti cioè poesia, musica, architettura e pittura e un documento che testimonia la nascita del nostro paese.

Questa esperienza è stata molto interessante perché ci ha dato la possibilità di conoscere il passato della nostra realtà attraverso le fonti materiali che il museo custodisce.

 

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