Coronavirus – “Sono uno dei famosi positivi al Covid”: la lettera a cuore aperto di Tommaso Latina

Coronavirus – “Sono uno dei famosi positivi al Covid”: la lettera a cuore aperto di Tommaso Latina

“Io sono uno dei famosi ‘positivi’ da Covid-19 ed esattamente il primo a Rosolini”

Così, tramite un post su Facebook, sentito, meditato e commosso, il poliziotto rosolinese Tommaso Latina, ora guarito, decide di rendere pubblica la sua esperienza e di condividerla con la città. Una testimonianza la sua, che fortunatamente adesso può essere raccontata con l’nvito, però, “a tutti coloro che lo leggeranno, di astenersi da commenti o complimenti per il il successo e la guarigione, anche nel rispetto di chi invece la battaglia l’ha persa e di chi la sta ancora combattendo“.

Il concittadino ha deciso di mettersi a nudo e scrivere a cuore aperto una lettera per invitare tutti a riflettere sul senso delle cose, rivlgendosi soprattutto a chi ha mostrato una morbosa curiosità di conoscere i nomi degli “untori”.

Oggi, finalmente, tutto ciò è un brutto ricordo che ha segnato per sempre la mia vita e dei miei cari – scrive -. Ho sperimentato in modo tangibile in questi giorni, e non a parole, cosa significhi essere circondati dall’affetto di chi ti vuole bene, da chi ti è famiglia, a chi davvero amico, a chi magari ha condiviso con te un pezzo di strada, e quanto questo sia vitale, nel senso più pieno del termine. È molto facile arrabbiarsi e giudicare, d’altra parte non si può vivere senza opinioni, molto più difficile immedesimarsi nel percorso degli altri per costruire le proprie opinioni“.

Riceviamo e riportiamo integralmente il testo della lettera, con la speranza da un lato, che sia d’aiuto e solidarietà a chi ha vissuto e sta vivendo simili condizioni, e dall’altro, che porti il buon senso a chi, in preda al vortice dell’emergenza, ha smarrito il lume della ragione.

Ho molto riflettuto sull’opportunità di pubblicare questo post. Pregherei tutti coloro che lo leggeranno, di astenersi da commenti o complimenti per “il successo” e la guarigione, anche nel rispetto di chi invece la battaglia l’ha persa e di chi la sta ancora combattendo. Io sono uno dei famosi “positivi” da Covid-19 ed esattamente il primo a Rosolini.

Una positività quasi normale per chi, come me, fa un lavoro a contatto con gente che non si conosce, l’ho beccata presto, ho sviluppato gli anticorpi e quindi sono guarito.

Perché comunicarlo? Per invitarvi a riflettere sul senso delle cose, visto che dovremmo avere tutti più tempo per farlo. In queste settimane ho sentito ed ho letto di tutto.

La cosa che mi ha ferito di più, però, è stata la morbosa curiosità di conoscere i nomi degli untori del ventunesimo secolo, la becera, singola e spasmodica curiosità di sapere chi era il nuovo contagiato di turno da Covid-19. Curiosità fine a se stessa, al fine di poter spettegolare sugli sfortunati, adducendo banali giustificazioni dalla paura di essere entrati in contatto con loro, di averne incrociato lo sguardo e quindi di essere diventati, a loro volta, untori.

Tutto ciò denota una ignoranza colossale, talmente grande da far paura forse peggio del Coronavirus. Sono stato anche ricoverato, si, ero sempre io. Ho lottato per più di una settimana, in un letto ipertecnologico, con tutte le mie forze, con la consapevolezza che ce l’avrei fatta, che avrei dovuto farcela, per me, per la mia famiglia, per i miei amici. E ce l’ho fatta, oltre che alla volontà di riprendere in mano la mia vita, grazie soprattutto a uomini e donne somiglianti ad astronauti, con tute bianche, occhiali, mascherine e paure, persone che hanno assimilato dolori altrui e che hanno riconvertito in speranza, forza e coraggio a chi chiedeva un aiuto!

Grazie a queste persone che non mi hanno mai fatto mancare il respiro alla vita, alla voglia di farcela. Un grazie particolare, un grazie di cuore, un grazie infinito, va certamente alla dottoressa Francesca Micieli, donna straordinaria prima che medico, donna testarda e determinata a portare a compimento la sua missione, amalgamando medicina e amore verso pazienti presi dal timore e dalla paura di un nemico sconosciuto!

Oggi, finalmente, tutto ciò è un brutto ricordo che ha segnato per sempre la mia vita, la vita di mia moglie, dei miei cari. Ho sperimentato in modo tangibile in questi giorni, e non a parole, cosa significhi essere circondati dall’affetto di chi ti vuole bene, da chi ti è famiglia, a chi davvero amico, a chi magari ha condiviso con te un pezzo di strada, e quanto questo sia vitale, nel senso più pieno del termine. È molto facile arrabbiarsi e giudicare, d’altra parte non si può vivere senza opinioni, molto più difficile immedesimarsi nel percorso degli altri per costruire le proprie opinioni.

Tutto ciò dovrebbe interrogarci se quello a cui auspichiamo di ritornare, sia davvero la normalità. Se per caso in realtà non si sia perso il senso di cosa sia normale. Credo che noi siamo nati per essere felici, nonostante le prove che la vita ci propone, a volte in modo così assillante da sembrare insuperabili. Buona fortuna a noi

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