Gennuso: “Pachino e Marzamemi come il far west”

Gennuso: “Pachino e Marzamemi come il far west”

“C’è una illegalità diffusa nel territorio di Pachino. Anzi, l’illegalità è un termine riduttivo per ciò che accade nella frazione marinara di Marzamemi”. Sono queste le dure parole del deputato regionale all’Ars Pippo Gennuso, che definisce Pachino come una “sorta di zona franca per gli amici degli amici, mentre contro gli avversari politici c’è la persecuzione, stile Turchia di Erdogan”.

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Il deputato regionale, oltre a denunciare, documentazione fotografica alla mano, l’immondizia sparsa nel borgo marinaro che è “la vergogna per un luogo che viene definito ad alta vocazione turistica”, evidenzia come anche il suolo pubblico e l’acqua fanno di Marzamemi “un vero e proprio far west. È davvero paradossale come possano esserci due pesi e due misure sul suolo pubblico di Marzamemi, con grave danni per l’erario. In questa frazione c’è chi si comporta come un bullo. Paga per 50, 60 metri quadrati di suolo pubblico ed in realtà ne usufruisce di almeno il doppio. Una situazione del genere non può essere tollerabile. Ma la cosa grave è che la polizia municipale anziché fare i dovuti controlli, gira a largo da quelli che potrebbero essere gli amici dell’amministrazione. Questo potrebbe avvenire in uno stato dell’Africa dove la parola democrazia è solo un eufemismo. Ad esempio – aggiunge il deputato – ieri nella zona di piazzetta Starrabba non c’era neppure l’ombra dei vigili urbani, nonostante migliaia di persone in strada”.

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Gennuso dice pure di essere preoccupato anche per la distribuzione dell’acqua a Pachino: “Per fare fronte alle esigenze della popolazione – afferma – mi risulta che sarebbe stata aumentata la portata della rete idrica con l’immissione di acqua prelevata da altri pozzi. Mi chiedo se esiste una certificazione sanitaria della stessa oppure nel far west di Pachino le leggi vengono applicate soltanto per gli avversari politici di questa amministrazione. Di fronte ad un’illegalità diffusa, faccio appello alle autorità preposte, dal prefetto di Siracusa all’autorità giudiziaria, affinché pure a Pachino si applichino le leggi dello Stato italiano”.

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