Arresto di Matteo Messina Denaro: un papello o un successo? [di Pinello Gennaro]

Arresto di Matteo Messina Denaro: un papello o un successo? [di Pinello Gennaro]

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Commento sull’arresto di Matteo Messina Denaro a cura dell’Avv. Pinello Gennaro

L’arresto dopo trent’anni del capo mafia Matteo Messina Denaro, dovrebbe portare ogni cittadino onesto ad esprimere una incondizionata gratitudine verso lo Stato, le Istituzioni e le Forze dell’ordine, per non aver mai mollato in questi lunghi anni nel dare la caccia a questo latitante condannato in via definitiva per gravissimi ed efferati reati di strage e omicidi, per i quali basterebbero solo citare le stragi di  Capaci e di Via d’Amelio o l’uccisione  del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido.

Proprio l’altro giorno ero a Palermo nella chiesa di San Domenico, dove si trova la tomba di Giovanni Falcone, e vedevo tanti biglietti apposti sulla lapide. Mi colpivano in particolare diversi biglietti del 16/1/2023 dove c’è scritto “Ce l’abbiano fatta Giovà” o ancora “Caro Giovanni grazie al tuo sacrificio e alla lotta alla Mafia finalmente è stato arrestato Matteo Messina Denaro”.

Eppure in questi giorni molti autorevoli commentatori sminuiscono la portata storica della cattura del latitante, sostenendo che lo stesso si sarebbe volontariamente consegnato alle forze dell’ordine in quanto gravemente malato o, peggio ancora, che ciò sarebbe l’ennesimo “papello” di una nuova trattativa Stato-Mafia, che avrebbe consegnato Matteo Messina Denaro, in cambio di una possibile riforma del c.d ergastolo ostativo.

Per capirci, l’ergastolo ostativo esclude dall’applicabilità dei benefici penitenziari (liberazione condizionale che  permette all’ergastolano, dopo 26 anni di pena  di veder sospesa la restante parte di pena, lavoro all’esterno che può essere riconosciuto all’ergastolano dopo 10 anni di pena , permessi premio, semilibertà che consentono all’ergastolano dopo 20 anni di pena di poter trascorrere parte del giorno fuori dell’istituto penitenziario) per gli autori di reati particolarmente riprovevoli quali i delitti di criminalità organizzata, terrorismo, eversione  ove il soggetto condannato non collabori con la giustizia ovvero tale collaborazione sia impossibile o irrilevante. Accade dunque che la pena, in queste ipotesi, venga scontata interamente in carcere c.d. “fine pena mai”. La Corte costituzionale, ad aprile del 2021, ha stabilito che questo divieto assoluto è incompatibile con la Costituzione ed in particolare con la funzione rieducativa che la pena deve avere, ed ha dato un anno di tempo al Parlamento per intervenire e ciò proprio al fine di evitare l’imminente scarcerazione di tanti capi Mafia. Il governo Meloni ha quindi varato un decreto ad ottobre 2022 che ha dettato le nuove regole: per accedere ai benefici penitenziari, i condannati per reati di mafia che non collaborano con la giustizia dovranno aver riparato il danno alle vittime e dovranno dimostrare di aver reciso i rapporti con i clan che consentano “di escludere l’attualità di collegamenti, anche indiretti o tramite terzi, con il contesto nel quale il reato è stato commesso”. Una soluzione del tutto condivisibile che riconosce la funzione rieducativa della pena per chi effettivamente intende avvalersene e ravvedersi dei gravi reati commessi.

Ora mi chiedo per quale inspiegabile ragione uno che è stato per trent’anni latitante soprattutto se gravemente malato, dovrebbe decidere di consegnarsi spontaneamente allo Stato per passare gli ultimi mesi della sua vita al regime del 41 bis, quando invece potrebbe continuare a starsene, per così come ha fatto negli ultimi trent’anni, nel suo territorio sottoponendosi alle cure da uomo “libero” dei migliori dottori e delle migliori cliniche?

O ancora per quale inspiegabile ragione la mafia, dovendo sottoporre un nuovo papello alla Stato, lo dovrebbe rendere pubblico inviando da Giletti un soggetto come Baiardo, per far sapere l’imminente arresto del boss latitante sortendo quindi l’effetto opposto di rendere pubblico  il nuovo accordo Stato Mafia?

Non ci rendiamo conto che sminuendo il lavoro degli inquirenti, delle forze dell’Ordine, dello Stato facciamo il più grande regalo alla Mafia ed ai suoi sodali, indebolendo l’azione di contrasto al fenomeno Mafioso?

Di fronte a risultati di questo tipo, per ottenere i quali in questi trent’anni abbiamo pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane di appartenenti alle forze dell’ordine, di magistrati quali Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino di uomini dello Stato come Pio La torre, il Gen. Carlo Alberto dalla Chiesa , Pier Santi Mattarella , Ninni Cassarà, sminuire l’arresto di Matteo Messina Denaro vuol dire rendere  inutile il loro sacrificio ed ucciderli per la seconda volta.

Ed allora penso che non ci sia altro da aggiungere che dire semplicemente: “Giovà ce l’abbiamo fatta. Grazie” e smetterla con la dietrologia ed il pessimismo  della presenza immodificabile del Male che porta alla rassegnazione,  stimolando al contrario le nuove generazione a lottare sempre e non arrendersi mai,  perché c’è scritto nella lapide di Giovanni: “Le idee non muoiono e continueranno a vivere sulle gambe di chi resta ed ognuno di noi deve continuare a fare al sua parte piccola o grande che sia.”

 

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