Coronavirus: “5 giorni di ritardo per il tampone”, la lettera del deputato Di Pasquale al Prefetto

Coronavirus: “5 giorni di ritardo per il tampone”, la lettera del deputato Di Pasquale al Prefetto

Ancor prima della tragica scomparsa dell’Architetto Calogero Rizzuto, è stata ricostruita tramite missiva, inviata dall’Onorevole Nello Di Pasquale alla Prefettura, tutta la vicenda sanitaria relativa alla situazione di salute dell’architetto Rizzuto.
Una ricostruzione piena di mancanze e assolutamente grave, dato il ritardo di ben 5 giorni prima di procedere al test del tampone. Una situazione che sembrerebbe non essere stata affrontata con adeguata tempestività.

Così ricostruisce l’Onorevole Di Pasquale nella lettera:

📆 Giorno 9 marzo il paziente Calogero Rizzuto, residente a Rosolini, accompagnato dalla moglie, su indicazione del medico di famiglia va a fare il tampone poiché affetto da febbre e tosse da una settimana.

📆 Giorno 10 marzo in serata, contattato dalla moglie del Rizzuto, poiché ancora non aveva avuto alcun esito, mi attivo prontamente per capire cosa stava accadendo, contattando il direttore dell’Asp di Siracusa, dott.re Ficarra, alle ore 19,34 che mi risponde che l’esito dei tamponi di giorno 9 non era ancora arrivato.

📆 Giorno 11 marzo alle ore 8,16 della mattina il Dott. Ficarra, mi rigira su WhatsApp messaggio del Policlinico di Catania, che attesta l’assenza di notizie sull’esito del tampone di giorno 9. Sempre in contatto con la moglie, inizio a preoccuparmi poiché Rizzuto mostra costante peggioramento. Fortemente preoccupato, scrivo al Dott. Ficarra ribadendo che non possiamo ancora aspettare l’esito del tampone perché Rizzuto si aggrava di ora in ora, nella mattinata viene contattata dall’asp di Siracusa la moglie per rifare il tampone. La moglie , poiché il marito è stremato , cerca un’ambulanza invano. Decide allora di abbassare il sedile e portarlo con la sua macchina a fare il nuovo tampone. Rifanno il tampone, nessun altro esame (RX) per verificare eventuale polmonite, e lo rispediscono a casa, in attesa dell’esito del nuovo tampone.

📆 Giovedì 12marzo alle 10 circa del mattino, contatto nuovamente il dott. Ficarra per avere notizie sempre dei tamponi. Il dott. Ficarra mi risponde che non ci sono notizie e se voglio posso contattare personalmente il Policlinico di Catania. Gli ribadisco che Rizzuto sta rischiando di morire. Contatto immediatamente il Direttore della Sanità dott. La Rocca alle ore 12 e mi scrive che alle 14 il prof. Scalia comunicherà l’esito dei tamponi, faccio riferimento dei tamponi effettuati giorno 9 e giorno 11 per i quali si attende risposta, mi dicono alle 14 del 12 di marzo. Nel frattempo contatto, oltre al Direttore regionale La Rocca anche il mio collega On.le Barbagallo per capire che sta succedendo al Policlinico di Catania con questi benedetti o maledetti tamponi. Ad entrambi, prontamente attivatisi, il referente del Policlinico scrive che il tampone non andava fatto secondo le direttive ministeriali, poiché dalla scheda non aveva indicazioni di rischio: tosse, febbre, e incontro con delegazione coreana a fine febbraio già comunicata in occasione del 1 tampone di giorno 9 marzo, ribadendo che l’emergenza imponeva delle scelte su criteri di priorità. Continuo a non sentirmi rassicurato, sempre in contatto con la moglie che mi comunica il permanere della febbre, chiamo l’Assessore Regionale Avv. Ruggero Razza e gli spiego tutta la triste e paradossale vicenda. Immediatamente l’Assessore mi dice che ritiene utile a prescindere dal tampone il ricovero e con successivo messaggio alle 17:43 mi conferma che è in corso il ricovero di Rizzuto. Alle 21:33 l’Assessore mi scrive che dall’ esito della TAC effettuata al ricovero risulta affetto da polmonite. Alle 23:29 la moglie mi comunica che al marito stanno somministrando l’ossigeno perché con insufficienza respiratoria, tutto questo dopo appena 12 ore dai messaggi del Policlinico che il paziente non necessitava di tampone.

📆 Giorno 13 alle 8:30 arriva l’esito positivo del tampone: COVID-19.
Il paziente a quell’ora è già in rianimazione.

Prima della tragica scomparsa dell’Architetto, era già chiara la riflessione conclusiva dell’Onorevole al Prefettura:
Io non sono un medico – aveva scritto l’Onorevole-, non lo so se Calogero Rizzuto fosse stato ricoverato già giorno 9 o 10 marzo, avrebbe potuto evitarsi la sala rianimazione, questo non tocca a me stabilirlo. Purtroppo il ritardo nell’individuare la positività del tampone per ben 5 giorni non ha fatto scattare prontamente l’obbligo di quarantena nei confronti di quanti (familiari, amici, collaboratori) avevano avuto contatti con lui proseguendo la loro normale vita. Tutto questo – concluse in questa ormai, purtroppo, vana missiva – mi corre l’obbligo di comunicarle al fine di valutare eventuali azioni che Ella vorrà intraprendere a tutela della salute dei cittadini”.

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