Coronavirus: lettera del giovane Peppe Covato membro della Commissione Sanità Lombardia

Coronavirus: lettera del giovane Peppe Covato membro della Commissione Sanità Lombardia

Il nostro compaesano Giuseppe Covato, sta lavorando in prima linea sull’analisi del contagio alla Commissione III – Sanità e politiche sociali – del Consiglio Regionale della Lombardia a Milano.

Una decisione sofferta ma ho deciso di restare – dice- perché in ufficio c’è e ci sarà bisogno di me. Ho deciso di restare per proteggere la mia famiglia e miei compaesani dal contagio“.

È l’appello di Giuseppe, rivolto ai rosolinesi, che vale la pena di leggere.

Caro Direttore,
sono Giuseppe Covato, rosolinese di origine ma da tempo trapiantato in Lombardia. Vivo a Pavia ma lavoro a Milano presso la Commissione III – Sanità e politiche sociali – del Consiglio Regionale della Lombardia.

Da quando è iniziata la delicata fase di contenimento del contagio da Covid-19 il lavoro non ci è di certo mancato e la gestione del fenomeno ha assorbito buona parte del nostro tempo. Inizialmente gli sforzi si sono concentrati sull’analisi, a ritroso, del contagio per arginarlo e fronteggiarlo, adesso invece la situazione si è fatta più delicata e gli sforzi si stanno indirizzando verso una gestione medico-ospedaliera dei ricoveri.

Il sistema sanitario lombardo, che mi permetto di dire conosco bene, sta reggendo con qualche criticità grazie soprattutto all’incessante lavoro dei medici, degli infermieri e del personale tutto. Qui possiamo contare un numero significante di strutture ospedaliere che ad oggi stanno permettendo la cura di moltissimi pazienti. Le terapie intensive hanno la strumentazione necessaria e la Giunta regionale ha già provveduto, e sta provvedendo, all’acquisto di nuovi strumenti (respiratori e maschere con sistemi di ventilazione).

Esattamente una settimana fa’ avevo il volo per tornare a casa ma ho deciso di non tornare! La decisione, di certo non sofferta, è stata fatta in piena consapevolezza. Nonostante l’ambiente di casa sia di certo più confortevole ed è sicuramente più semplice continuare a vivere a Rosolini dove “sembra tutto normale”, tornare a casa porta con sé delle conseguenze importanti.

Ho deciso di restare perché in ufficio c’è bisogno e ci sarà bisogno di me, il mio posto è qui. Ho deciso di restare perché non so se sono un portatore asintomatico, del resto sono stato a contatto con la collaboratrice di Fontana risultata positiva e con l’assessore Mattinzoli anch’esso positivo, pertanto, avrei potuto benissimo diffondere il contagio tra i passeggeri del mio volo e, inoltre, avrei potuto contagiare i miei familiari costringendoli ad una quarantena facoltativa, nella migliore delle ipotesi, o, peggio, a un ricovero presso le poche strutture ospedaliere della Sicilia.

Voglio lanciare un appello ai miei conterranei che sono tornati a casa e a quelli che vivono a Rosolini. L’esodo di massa di ieri sera, e di qualche giorno fa, era assolutamente da evitare, qui non siamo in trincea, non ci sono bombardamenti e non scarseggiano i viveri! Certo è difficile stare da soli ad affrontare questa novità ma serve essere coscienziosi. Abbiamo la responsabilità verso gli altri.

Il sud Italia, purtroppo, non è in grado di gestire lo sforzo sanitario che si sta facendo qui, come confermato dai governatori regionali. Pertanto, osservate le indicazioni che sono state diramate, evitate di avere contanti con persone anziane, immunodepresse o con patologie polmonari o cardiovascolari. Abbiate rispetto della vostra terra che oggi, nonostante tutto, vi riaccoglie, non fate i furbi e soprattutto non cedete al facile calcolo della sottovalutazione.

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